Castel Volturno, sfuggì al blitz: boss tradito dal suo cagnolino

Adesso indagini su atti incendiari a due impianti di videosorveglianza di Bagnara. De Simone: «Colpi di persone esperte»

Il blitz
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di Vincenzo Ammaliato
Sabato 11 Maggio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 11:11
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Le forze dell’ordine gli davano la caccia da sei mesi, da quando riuscì a scappare e darsi latitante durante un blitz nel quartiere Secondigliano e altri paesi a nord di Napoli, coordinato dalla Direzione distrettuale antimafia partenopea. Oggetto dell’operazione era il clan denominato Abbinante, ritenuto dagli inquirenti potentissimo, una volta alleato con i Di Lauro e in grado di trafficare e spacciare centinaia di chili di sostanze stupefacenti al mese, oltre a imporre il racket a tutti i commercianti della sua area d’influenza territoriale.

Ma a sfuggire all’arresto era stato proprio il suo reggente, Francesco Abbinante, latitante almeno fino a ieri. Il 25enne è stato scoperto e arrestato in una villa di Castel Volturno, sul litorale domizio. Per l’esattezza nel quartiere di Bagnara, località tristemente famosa per le decine di case erose dal mare e l’alta illegalità diffusa fra i suoi viali caratterizzati da degrado e disperazione. Qui in inverno vivono quasi esclusivamente migranti irregolari, che occupano case non reclamate più da nessuno.

In una condizione di emarginazione e desolazione, probabilmente Abbinante immaginava di non dar nell’occhio alle forze di polizia. Ma a “tradirlo” è stata la passione per un bull terrier, il suo cane, ben noto agli investigatori.

I carabinieri della compagnia Stella di Napoli, insieme a quelli del nucleo investigativo, sospettavano della presenza di Abbinante nel quartiere a nord di Castel Volturno ed erano lì in perlustrazione. Appena notata la presenza del bull terrier in una villa della località, si sono appostati per giorni. Fino a ieri quando è scattata l’irruzione e scoperto il latitante. Nell’immobile non c’erano altre persone e il boss è stato condotto nel penitenziario di Secondigliano.

Alla luce di quest’operazione dei carabinieri, assumono un aspetto interessante dal punto di vista investigativo gli atti incendiari verificati da ignoti proprio nella località di Bagnara ai danni di due impianti per la videosorveglianza che sono in corso di installazione in questi mesi nell’ambito di un protocollo d’intesa per la legalità. Il progetto è stato voluto direttamente dal ministero degli Interni e ha un costo di 3 milioni di euro. In ogni quartiere della città alla foce del fiume Volturno si stanno accendendo occhi digitali che dovrebbero schermare quasi l’intero territorio e favorire il contrasto all’illegalità diffusa che attanaglia la costa casertana da troppi anni. Chiaramente, i tanti che qui vivono di attività irregolari non sono contenti della svolta legata alla sicurezza, latitanti compresi. E forse non è un caso che proprio a Bagnara a marzo e ad aprile, in due diverse circostanze, ignoti hanno dato fuoco ad altrettanti impianti di videosorveglianza, mettendoli fuori uso.

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«I colpi sono stati eseguiti certamente da persone esperte - sottolinea il comandante della municipale, Mimmo De Simone - in quanto, prima di dare fuoco ai pali che sostenevano le videocamere, andate completamente distrutte, sono stati danneggiati irrimediabilmente le centraline operative degli stessi impianti che si trovano a monte. In modo che non ci fosse alcuna registrazione degli atti incendiari. I piromani hanno dato fuoco a materassi adagiati alla base degli impianti e rapidamente le telecamere si sono annerite». I tecnici del Ministero che stanno completando l’impianto adesso studiano un sistema differente per le centraline, in modo che non possano essere danneggiate. O quanto meno i malviventi possano essere ripresi.

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