Del Monte: «Tanti cantieri irregolari, omertà ancora padrona»
omertà ancora padrona»

Parla il procuratore aggiunto Simona Di Monte

Un operaio in un cantiere
Un operaio in un cantiere
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Lunedì 13 Maggio 2024, 07:07
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Lavoravano senza casco e senza imbracatura all’esterno del Palazzo di giustizia di Napoli. Non proprio una bella immagine, quella apparsa in questi giorni sotto gli occhi di avvocati e magistrati, sindacati e forze dell’ordine. Ne parliamo con il procuratore aggiunto Simona Di Monte, che da cinque anni coordina il pool che si occupa dei reati in materia di sicurezza sui posti di lavoro.

Procuratrice, un’inchiesta giornalistica rivela operai al lavoro all’esterno del Palazzo di Giustizia, come commenta queste immagini pubblicate?

«Ho visto il servizio di Sky, abbiamo fatto un sopralluogo, stiamo facendo verifiche e ci sono indagini in corso».

Nelle ultime settimane la strage di Casteldaccia, nel Palermitano, con cinque operai morti per asfissia e, pochi giorni prima, sette vittime nella centrale idroelettrica nel lago di Suviana, ma anche due morti a Casalnuovo e in zona Monti Lattari. Al di là dei singoli casi, qual è la criticità maggiore?

«In cinque anni di indagini sulla sicurezza del lavoro, mai una denuncia preventiva su un singolo caso; semmai segnalazioni generiche e con il contagocce.

Mai un esposto mirato sulle condizioni di rischio per mancata applicazione delle norme sulla sicurezza nei cantieri nostrani, se non dagli organi di vigilanza».

E denunce da parte dei cittadini?

«Non ne ricordo di incisive, mentre dai sindacati rilievi generici, magari su fenomeni in generale, che raramente hanno portato a sviluppi investigativi utili».

Possibile che ci siano poche denunce in questo campo?

«Silenzio assoluto, come se fossimo in un mondo ideale. Anche dopo che si verifica un incidente, capita di registrare omertà e reticenza. A volte, quanto più è grave l’incidente tanto più forte è il silenzio. Poi, certo, quando c’è un incidente grave o si registra un dramma sul posto di lavoro, solo allora arrivano denunce e informazioni che sono però sempre a posteriori rispetto a questi episodi».

In che cosa consistono i vostri interventi?

«Operiamo molto sul campo della prevenzione. Un lavoro silenzioso ed efficace, reso possibile dalle attività svolte dall’ufficio ispettorato di Inail e Asl, ma anche dai carabinieri del Nil (nucleo investigativo lavoro). Poi, interveniamo quando si verificano incidenti, in gran parte dei casi in campo edilizio».

Gli ultimi drammi avvenuti in Italia, in materia di infortunistica, hanno svelato il cosiddetto caos dei subappalti. In alcuni cantieri, anche sessanta aziende, che lavorano in regime di subconcessione, non sempre rispettando le regole. È un fenomeno che si registra anche qui, nella nostra area metropolitana?

«Purtroppo sì. C’è un problema legato ai subappalti che registriamo sempre più spesso, uno scenario rispetto al quale è sempre più urgente fare chiarezza».

In che senso?

«La ditta che si aggiudica l’appalto ha le carte in regola, perché ha tutto da rischiare e da perdere qualora accadesse qualcosa di grave all’interno di uno dei propri cantieri. Così non è sempre però per le altre aziende che arrivano dopo, in regime di sub concessione. È in questo scenario che si registrano maggiori criticità».

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Cosa suggerisce di fare in materia di subappalti?

«Insistere sulla formazione sin dalla fase dell’alternanza scuola-lavoro. Poi va creata una cultura del tracciamento del lavoro. Nel senso che l’appalto deve essere tracciato dal primo concessionario per arrivare all’ultimo lavoratore che interviene in una fabbrica, in un cantiere o su di una impalcatura. Sarebbe opportuno adottare meccanismi di premialità per le aziende che hanno vinto un appalto, mentre chi non rispetta le regole andrebbe escluso dal mercato del lavoro».

In che senso?

«Che se un’azienda di primo piano assegna un subappalto a imprese non in regola ne deve rispondere in prima persona. Basterebbe questa regola a ottenere due cose importanti: il tracciamento del lavoro e la responsabilità diretta di una impresa madre sull’affido delle varie attività di volta in volta segmentate»

Cosa prova quando arriva una notizia legata a un incidente sul lavoro?

«Amarezza, al netto del lavoro di prevenzione condotto dai colleghi della sezione che dirigo, ma anche degli ispettori Inail o delle forze dell’ordine. Ma le sembra possibile che in cinque anni di indagini non c’è stata mai una denuncia preventiva? Possibile tollerare tanto silenzio?».Video

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