Napoli, sequestrata pizzeria “Dal Presidente”: tra i pentiti anche Genny 'a carogna

L'uomo, uno capi ultras del Napoli, era finito in carcere con l'accusa di traffico internazionale di stupefacenti

La pizzeria Dal Presidente
La pizzeria Dal Presidente
Martedì 14 Maggio 2024, 13:23 - Ultimo agg. 27 Maggio, 10:21
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Figurano anche un'agenzia di viaggi, ottenuta con la violenza, e sette immobili di pregio, tra i beni per 3,5 milioni di euro sequestrati dalla Guardia di Finanza di Napoli nell'ambito di una indagine antiriciclaggio della Dda che riguarda il clan Contini, componente di rango della federazione malavitosa chiamata «Alleanza di Secondigliano».

L'agenzia, secondo quanto emerge dalle intercettazioni, è stata accaparrata da Massimiliano Di Caprio, oggi tra i cinque arrestati, strappandola a suon di botte da un ragazzo che la gestiva.

Le testimonianze

La circostanza emerge anche dalle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia, tra i quali figura pure Gennaro Di Tommaso, detto «Genny 'a carogna», uno dei capi ultras del Napoli, finito in carcere con l'accusa di traffico internazionale di stupefacenti e protagonista, in occasione della finale di Coppa Italia a Roma tra Napoli e Fiorentina del 3 maggio 2014 della mediazione con dirigenti, forze dell'ordine e calciatori, seguita al ferimento mortale del tifoso del Napoli Ciro Esposito.

Delle violenze parlano il 17 gennaio 2022 la moglie (non separata) di Di Caprio e la commercialista, entrambe arrestate oggi: «Comunque Massimo non si stanca mai di fare le cattiverie...», dice la moglie di Di Caprio alla professionista, «però poi lui le cattiverie non le vuole da nessuno, pure con l'agenzia di viaggi qua fuori di quel ragazzo... è normale che ha chiuso, quello andò a minacciarlo...

scusate quello è un buon ragazzo, quello lavora onestamente e andava a picchiarlo ogni tanto...».

Di Caprio aveva anche aperto una succursale della sua pizzeria sull'isola di Capri e quando il notissimo locale suo concorrente Di Matteo ebbe difficoltà a causa della pandemia, si adoperò per acquisirlo, senza riuscirci. Dall'ordinanza emessa dal gip, inoltre, emerge la sua disponibilità a fare affari anche con il clan Mazzarella, acerrimo nemico dell'Alleanza di Secondigliano, e quindi anche del clan Contini, per il quale si prestava, secondo l'accusa, per le attività di riciclaggio

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