Si è fatto accompagnare in carcere, abbracciandoli tutti, uno per uno: la mamma, il padre, la compagna. Poi, si è presentato all'ingresso del carcere di Secondigliano, accompagnato dal suo legale, e ha consegnato i documenti. Eccolo Gennaro De Tommaso, eccolo l'uomo della trattativa (quello che parla con Hamsik all'Olimpico, dopo aver pacificato la curva, prima del match Napoli-Fiorentina), bollato a vita da un nomignolo tramandato di padre in figlio da alcune generazioni: lo chiamano la «carogna», mentre lo zio era conosciuto come «l'assassino» (a causa di un omicidio stradale), alias resi famosi dall'inchiesta del 2006 sulla cosiddetta sporca dozzina di via Vicaria Vecchia.
È indagato per droga, dopo un giorno di irreperibilità, ha accettato di concedersi alle autorità giudiziarie, nel corso di un'inchiesta che lo inchioda come presunto trafficante sull'asse Napoli-Amsterdam.
Eravamo a giugno del 2014, meno di un mese dopo l'omicidio di Ciro Esposito e la passarella dei Mastiffs (capitanati dallo stesso Genny) lungo le vie di accesso allo stadio della Capitale. Una richiesta di arresto per oltre sessanta persone, tutti presunti narcos internazionali, che non ha avuto i risultati sperati, almeno nell'ottica della Procura, con 54 rigetti da parte del gip Alessandra Ferrigno.
La storia è nota: a giugno la richiesta di arresto viene presentata al giudice, che cambia ruolo dopo qualche mese (va al Riesame), tanto che da novembre del 2014 il caso De Tommaso (una sintesi giornalistica, ovviamente) finisce con l'interessare il gip Ferrigno che, un anno dopo (novembre del 2015) licenzia l'ordine di arresto a carico di sei presunti narcos. Tra questi c'è anche Gennaro De Tommaso.