Perrotta (Aic): «Non è stato giusto far parlare Hamsik con il capo ultrà»

Perrotta (Aic): «Non è stato giusto far parlare Hamsik con il capo ultrà»
Lunedì 5 Maggio 2014, 15:10 - Ultimo agg. 15:16
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Un calciatore non deve prendersi responsabilit che spettano alle istituzioni. Simone Perrotta, consigliere federale in quota Aic e vicepresidente del settore giovanile della Figc, commenta cos il colloquio fra il capitano Marek Hamsik e il capo ultrà del Napoli Gennaro De Tommaso, detto Genny 'a carognà, avvenuto nei concitati momenti che hanno preceduto l'inizio della finale di coppa Italia sabato scorso all'Olimpico.

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«L'ho visto in tv e non è giusto, un giocatore non deve prendersi responsabilità del genere. Sono le istituzioni che devono prendersele -sottolinea Perrotta-, i calciatori devono essere messi in condizione di svolgere il proprio lavoro e questo esula dalla loro professione».

«Certo -aggiunge- è vero che il messaggio di un calciatore è molto più forte e può servire a calmare gli animi molto meglio di qualsiasi politico. Ma i calciatori non devono trovarsi in situazioni del genere».

«All'Olimpico è stata scritta una pagina molto brutta del nostro calcio. Vedendo le facce di chi era allo stadio penso che questo sia l'anno zero, o almeno me lo auguro. Il daspo a vita non basta, la cosa fondamentale è avere delle pene certe contro i violenti».

«Io -racconta l'ex calciatore- dovevo andare allo stadio ma c'era talmente casino fuori dall'Olimpico che ho preferito prendere la macchina e tornare a casa. Lo stadio è diventato una zona franca,

quello che anni fa succedeva nelle piazze oggi avviene dentro o fuori gli stadi. Un evento sportivo non può essere uno sfogo sociale per nessuno».

Perrotta chiede alle istituzioni un giro di vite: «Convocare gli stati generali per il calcio può essere utile, ma sicuramente l'impulso deve partire dalla politica. È giunto il momento di prendere dei

provvedimenti, la cosa fondamentale è avere delle pene certe: chi sbaglia e chi ha atteggiamenti come quello dell'altra sera deve essere punito in modo serio, non solo a livello sportivo ma anche penale

come è successo in altri paesi», evidenzia l'ex giocatore, campione del mondo con l'Italia nel 2006.

«In Inghilterra -sottolinea Perrotta- hanno risolto il problema con processi per direttissima, andando a prendere a casa i responsabili delle violenze anche a distanza di giorni e facendo loro scontare le pene. Quanto accaduto fuori dall'Olimpico poteva sfociare in situazioni molto più gravi. Spero che sia la goccia che fa traboccare il vaso, di fronte a cose del genere bisogna riflettere seriamente. Grazie al lavoro dell'Osservatorio la situazione è un pò migliorata, gli incidenti sono diminuiti negli ultimi anni ma evidentemente non basta e bisogna fare di

più».

Il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, sta pensando di rilanciare in parlamento il dibattito sul daspo a vita per punire i violenti. Secondo Perrotta non basta: «Può servire per non farli entrare allo stadio, ma di solito gli incidenti avvengono fuori. Si può anche dare il daspo a vita a tutti i tifosi, ma se poi all'esterno non puoi arginarli...Se alla pena sportiva si affiancasse anche una condanna penale la cosa sarebbe diversa, i facinorosi ci penserebbero bene prima di fare casini».

«E -puntualizza- non parlo solo di quelli che sparano e accoltellano ma anche di chi si permette di usare le spranghe contro i poliziotti. Se lo facessi io verrei denunciato per oltraggio o lesioni, non vedo

perchè non debba accadere lo stesso per chi va allo stadio: è una cosa che mi fa diventare matto. È un problema che va affrontato e risolto nel più breve tempo possibile».