ROMA Pagine e pagine di buone intenzioni. Una sfilza di obiettivi programmatici. Paragrafi zeppi di battaglie storiche e interessi corporativi neanche troppo mascherati. A meno di un mese dal voto Ue, i programmi elettorali dei partiti italiani campeggiano in bella vista sui rispettivi siti internet, in pacchetti scaricabili da una ventina di fogli l’uno (il M5s sintetizza pochissimo: 102 pagine per 17 capitoli), nascosti alla curiosità degli elettori dietro a più accattivanti slogan e parole chiave.
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«Più identità» nel caso di Fratelli d’Italia, «stop alle armi a Kiev» per grillini e Avs o «più Italia e meno Europa» a voler citare la Lega (che poi è identico a quello scelto da Cateno De Luca per la sua lista “Libertà”).
I PUNTI
Sembra piuttosto diffusa però la consapevolezza che queste lenzuolate spostino poco.
In ogni caso poco male. Almeno su certi temi gli schieramenti paiono ben delineati. È il caso del conflitto in Ucraina (va ricordato che la prossima legislatura sarà con ogni probabilità quella dell’ingresso del Paese in Ue). La frenata cinquestelle e verde sull’invio di nuove armi (con Giuseppe Conte che chiedere anche di creare un Commissario Ue per la Pace), per Strasburgo come già a Roma, è bilanciata dal sostegno alla resistenza del popolo ucraino avanzato con sfumature differenti dal Pd, da Forza Italia, da FdI, da Azione, dalla lista Stati Uniti d’Europa (la formazione composta da Matteo Renzi e Emma Bonino), e finanche dalla Lega. Un punto più o meno comune che lascia ben sperare chi sostiene una soluzione in stile maggioranza Ursula anche per la formazione della prossima Commissione.
Meno conciliabili le indicazioni economiche e sociali piovute dalle segreterie. Non solo per quanto riguarda salario minimo e reddito di cittadinanza. Singolare ad esempio come nelle oltre 100 pagine del Movimento non vi sia alcun riferimento esplicito alla natalità, ricorrente invece in praticamente tutti gli altri programmi. Compreso quello di FI che lancia pure l’idea di una “Silver economy”, dedicata al coinvolgimento attivo della terza età all’interno del tessuto sociale.
LE LISTE
A sfogliare le lunghe liste di partito, pare pure evidente come i trattori siano arrivati a Bruxelles per restarci. L’agricoltura è infatti non solo un punto cardine mosso per modificare la Pac (la politica agricola comunitaria) ma anche il perno attorno a cui ruotano molte delle più ampie opposizioni fatte al Green deal. A cui se gli Stati uniti d’Europa chiedono «ragionevolezza», il Pd invoca un «cuore rosso, perché politiche sociali e ambientali non divisibili», la Lega tira una spallata sperando di superarlo in nome del «buonsenso» e FdI lo apostrofa come fautore di una «a decrescita infelice».
Tanta Europa insomma, com’è ovvio che sia, ma pure tanti occhiolini ad elettori indecisi o presunti tali. Su tutti quello contro l’indigeribile austerità, il vero nemico da abbattere, senza mai davvero circostanziarne le modalità. Un po’ quello a cui i programmi dovrebbero servire. Ma questa è una storia vecchia. Almeno quanto l’Europa.
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