Stupro in discoteca, l'ex centrocampista del Gladiator fu già denunciato a Sora

Stupro in discoteca, l'ex centrocampista del Gladiator fu già denunciato a Sora
di Mary Liguori
Lunedì 24 Agosto 2015, 22:10 - Ultimo agg. 25 Agosto, 13:01
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CASERTA - Dal 2012 ad oggi, e a ventidue anni appena, è la seconda volta che Francesco Franchini si ritrova indagato per violenza sessuale. Accadde già quando giocava nel Sora: fu denunciato dalla polizia con l’accusa di avere abusato di una ragazzina. Da ieri, invece, è in carcere, sospettato di avere stuprato una turista americana, dentro i bagni di un noto locale di Sorrento. Con lui, in prigione, ci è finito il suo amico, Riccardo Capece, casertano di vent’anni. Entrambi, all’apparenza, sembrano ragazzi senza nessun problema, «omologati» ai ventenni di oggi.

Giovani, muscolosi e abbronzatissimi.

Sorridono all’obiettivo come a dire «il mondo è nostro». Il ciuffo voluminoso, gli occhiali a specchio colorati. Le serate nei locali, le giornate al mare o in piscina, tutto immortalato da selfie scattati a ripetizione. Le bacheche di Facebook traboccano di storie da «calciatori e veline», di bicchieri stracolmi, minigonne e tatuaggi.

E un tatuaggio è stata la chiave di volta per la notte nera di Sorrento, quella tra il 28 e il 29 luglio, durante la quale una giovane americana avrebbe subito uno stupro nell’anticamera delle toilette di una discoteca. Un tatoo verde e rosso a forma di ancora. Ci sono i video che riprendono prima le effusioni, consenzienti, tra Francesco Franchini, il calciatore tatuato di San Nicola la Strada, e la venticinquenne americana. I fotogrammi successivi raccontano però qualcosa di diverso, che per la procura di Torre Annunziata si traduce in un’aggressione: lei che viene trascinata a forza in uno dei bagni, lì dove si sarebbe consumato il primo stupro. Poi, la seconda aggressione carnale, quella alla quale avrebbe preso parte anche Riccardo Capece, vent’anni, amico del giocatore, bruno e bello come il sole, ma accusato di essere dovuto ricorrere alla violenza per stare con la giovane americana. Lui è stato il primo a venire identificato. Da giugno, assieme alla famiglia, si è trasferito in una villa di Massa Lubrense presa in fitto per le vacanze: dovevano restarci fino a settembre. E la sua faccia, ormai nota in Penisola, è stata la prima sulla quale i carabinieri hanno lavorato per risalire ai responsabili dello stupro. Poi è toccato a Franchini, il calciatore, tradito dall’ancora sul bicipite. E lui, in questo genere di guai, ci era già finito una volta: era il 2012 e militava nel Sora, in serie D. Aveva solo diciannove anni e fu indagato per violenza sessuale su una minorenne. Ora ci sarebbe ricascato. Eppure ce l’aveva quasi fatta in quella giungla che è diventato il calcio dilettantistico. Centrocampista dal piede buono, dopo la stagione con la formazione ciociara, era approdato al Gladiator, nell’anno in cui la squadra di Santa Maria Capua Vetere disputava il campionato nella stessa serie, la D. Dopo la retrocessione in Eccellenza e l’arrivo dei «big» ex Napoli, Beppe Bruscolotti e Antonio Carannante, la società nerazzurra aveva puntato su di lui.

Ora è in carcere, assieme al suo amico, a Poggioreale, con l’accusa, pesantissima, di violenza sessuale di gruppo. A breve, il gip interrogherà entrambi e potranno fornire la loro versione dei fatti, spiegare come sono andate le cose. Per il momento, ci sono prove tali da reggere la custodia cautelare. E ci sono due famiglie sotto choc. Da un lato quella di Franchini, gente normale, tranquilla, che credeva al sogno di quel ragazzone appassionato di calcio al punto da tralasciare gli studi. D’altronde seguiva le orme del papà, che fa l’allenatore. Dall’altro lato, i Capece. Imprenditori residenti nella frazione residenziale di San Leucio a Caserta, sono proprietari di due ristoranti ed hanno delle quote in un’azienda che si occupa di ecologia. E poi gli ex compagni di squadra di Franchini, che ancora non credono che quello arrestato per lo stupro di Sorrento sia veramente il loro amico. «Non è uno sbandato, non ha bisogno di fare una cosa del genere: piace alle ragazze». Il gip che ha spiccato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere la pensa diversamente.

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