Gli scioperi selvaggi che hanno bloccato i turisti all'esterno degli scavi finiscono in Procura. Interruzione di pubblico servizio è l'ipotesi di reato alla quale sta lavorando il pool di magistrati guidato dal capo della Procura di Torre Annunziata, Alessandro Pennasilico. Ma c'è di più. «Stiamo valutando se possano celarsi possibili ricatti dietro le assemblee e gli scioperi che sono stati indetti negli ultimi mesi» spiega il procuratore Pennasilico. Un'ipotesi clamorosa, questa, che potrebbe portare alla rivalutazione dell'intero calendario di scioperi.
La chiusura dei cancelli, dunque, volta a ottenere un tornaconto, magari non sempre lecito. «L'ultima assemblea era stata revocata il giorno prima e improvvisamente messa in atto la mattina aggiunge Pennasilico per questo vogliamo capire se ci possano essere altre spiegazioni dietro».
La Procura ha chiesto l'acquisizione di documenti sulle convocazioni delle assemblee e le proclamazioni degli scioperi, e cerca di individuare anche tutti i protagonisti della vicenda. Le indagini sono ancora «in fase preliminare» dice il procuratore capo di Torre Annunziata e «non si arriverà a conclusione in tempi brevi, perché stiamo valutando se ci sia un disegno più ampio e complesso dietro gli ultimi episodi». Estorsioni? Associazione a delinquere? «È presto per dirlo. La nostra necessità adesso è solo accertare se ci siano profili penali dietro la chiusura non prevista dei cancelli degli scavi di Pompei» conclude Pennasilico.
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