Pozzuoli. Strage del bus sulla A16, due anni dopo il ricordo delle quaranta vittime

Monsignor Pascarella alla celebrazione della Messa nel ricordo di Mont
Monsignor Pascarella alla celebrazione della Messa nel ricordo di Mont
di Elisabetta Froncillo
Martedì 28 Luglio 2015, 22:17 - Ultimo agg. 29 Luglio, 11:27
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È ancora tanta la commozione per la tragedia di Monteforte Irpino. Pozzuoli si è fermata ancora una volta per ricordare i 40 suoi concittadini che a bordo di un autobus persero la vita in un tragico incidente sull'autostrada A16, nel tratto Avellino-Napoli, sul viadotto di Acqualonga. Con una Messa presso la Cattedrale del Rione Terra, cuore della città, Diocesi e Comune hanno invitato la comunità nel ricordo delle vittime. Dopo la commemorazione l'assemblea si è ritrovata dinanzi al monumento fatto costruire per i defunti in Largo Palazzine, ribattezzato «Piazza del Ricordo». Alcuni familiari delle vittime, e i sopravvissuti hanno deciso di celebrare in modo privato la Messa per i propri cari. Il sindaco Vincenzo Figliolia e la Giunta hanno partecipato alla celebrazione officiata dal vescovo Gennaro Pascarella. Nell'omelia il prelato ha ricordato lo strazio di quei giorni e l'impegno dell'amministrazione, e della città intera, al fianco di chi aveva perso affetti immensi. Monsignor Pascarella ha poi parlato del sacrificio compiuto da chi è stato strappato alla vita. A Monteforte, sin dalla sera dell'incidente, di quella che è stata ribattezzata come la più grande strage stradale, ci fu da subito il primo cittadino, Vincenzo Figliolia, che nel giro di ventiquattro riuscì a riportare le salme dei defunti a Pozzuoli, dove fu allestita la camera ardente all'interno del Palazzetto dello Sport di Monterusciello. Una vicinanza che lo vide impegnato poi nei mesi successivi al fianco di chi aveva scampato quell'immane tragedia, e soprattutto vicino a chi è rimasto orfano a causa di quell'incidente. Un dolore, quel del 28 luglio 2013, che pervase una comunità intera, stringendola intorno a quei 40 feretri in un silenzio assordante. Il bus, si è poi scoperto con le indagini, non era mai stato sottoposto a controlli, nonostante avesse macinato migliaia di chilometri. Quella domenica di fine luglio di due anni fa saltarono i freni del mezzo. L'autista Ciro Lametta si ritrovò così al volante di un bus impazzito: provò a rallentare la folle corsa, ma urtando le barriere dell'autostrada queste il volo fu inarrestabile. Il processo, previsto alcune settimane fa, è stato rinviato al 24 settembre. I parenti delle vittime e i superstiti chiedono ora a gran voce che sia fatta giustizia.