Omicidio-suicidio ad Avellino, Alessandra e il papà insieme nel giorno dell'ultimo saluto

Un'unica celebrazione per l'omicidio-suicidio

Una bara bianca
Una bara bianca
di Selene Fioretti
Sabato 24 Febbraio 2024, 09:38 - Ultimo agg. 13:00
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È la cronaca di un'atmosfera sospesa, in cui il dolore si somma allo sconcerto, quella dell'ultimo saluto ad Alessandra e Costantino Mazza, la figlia e il padre, di 35 e 63 anni, che hanno perso la vita a Bosco dei Preti, l'una per mano dell'altro, nel giorno di San Modestino.

Ieri mattina il rito funebre congiunto nella chiesa di San Ciro, con i due feretri posti l'uno accanto all'altro di fronte all'altare. «Questo è il tempo del silenzio e della preghiera - ha detto dal pulpito don Luciano Gubitosa, l'officiante - bisogna sospendere ogni giudizio». L'inizio della cerimonia era previsto alle 10.30, ma i banchi e il piazzale della chiesa si erano cominciati a riempire almeno da un'ora prima. Alla fine c'era una vera e propria folla ad attendere l'arrivo delle due bare. Bianca quella di Alessandra, di legno scuro quella di Costantino. Entrambe adornate di rose e mimose.

Insieme ai carri funebri è giunta Maria Petrone, madre e moglie delle vittime. A sorreggerla alcuni parenti, che l'hanno aiutata a raggiungere l'ingresso. Dietro di lei Giovanni Mazza, fratello e figlio degli scomparsi.

E così la famiglia Mazza, dimezzata dalla tragedia, ha raggiunto il primo banco della chiesa di Viale Italia, quello più vicino alla bara di Alessandra. Tutt'intorno i parenti, gli amici, ma anche alcuni cittadini che, pur non conoscendo direttamente Alessandra e Costantino, hanno voluto presenziare ai funerali perché coinvolti emotivamente nel lutto. Accanto ai feretri due fotografie, le immagini sorridenti di figlia e padre. 

Uniti nella morte così come nell'addio. Nella chiesa ogni volto restituiva la misura profonda del dramma. Lo stesso don Luciano, dall'altare, si è detto particolarmente emozionato, consapevole della grande responsabilità a cui veniva chiamato, quella di dare conforto a dei cuori stravolti dalla violenza dei fatti. E così, mentre Maria e Giovanni si stringevano in saldi abbracci per consolarsi a vicenda, l'omelia del parroco accompagnava i loro cari verso il loro ultimo viaggio. 

«Chi di noi - ha detto il prete - non ha momenti di sconforto, in cui tutto appare oscuro, in cui pensieri negativi agitano la mente e il cuore. Tuttavia non bisogna mai perdere la speranza». E ha aggiunto: «Oggi è il tempo del silenzio, della preghiera e del conforto. Dobbiamo essere vicini alla famiglia e ai parenti tutti, perché questi eventi così tristi e dolorosi ci insegnino a vivere nella solidarietà e nella fraternità umana».

Quindi il monito, riferendosi alla dinamica della morte: «Asteniamoci da ogni giudizio».

Dopo la benedizione dei feretri, il pulpito è stato raggiunto da alcuni parenti e amici di Alessandra e Costantino, che a loro hanno dedicato delle strazianti e accorate letture. Tra questi Giovanni che, pure a nome della madre, ha letto una lettera dedicata all'amata sorella. «Ciao occhi belli - ha cominciato, con la voce spezzata dalla commozione, rivolgendosi direttamente a lei - solo a guardarti si poteva capire che bella persona che eri. Sempre sorridente con tutti, con un cuore d'oro. Senza malizia, senza cattiveria. Una persona speciale come te non l'ho mai incontrata». 

E ha proseguito, tracciando un suo ritratto, così da restituire ai presenti un ricordo diretto di lei. «Eri una persona dai mille obiettivi, dalle mille passioni. Ballerina, estetista, parrucchiera, profondamente amante degli animali». Quindi, con voce rotta, ha concluso: «Ridi Ale, continua a ridere. Noi non dimenticheremo mai la tua risata, che era così bella. Ci mancherai tanto, non doveva andare così». L'uscita delle bare è stata accompagnata dal volo di palloncini bianchi, mentre in sottofondo risuonava la musica di Casa, la canzone di Giordana Angi, l'artista del cuore di Alessandra. Che dice: «C'è troppo spazio adesso per me, che voglio stare con te».

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