Terra dei Fuochi diventa marchio di qualità

Terra dei Fuochi diventa marchio di qualità
di Chiara Graziani
Giovedì 30 Ottobre 2014, 04:05 - Ultimo agg. 20:08
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NAPOLI - Fare della Terra dei fuochi un modello di ecoterritorio esportabile, riconosciuto e garantito da un marchio. In sei mesi. Con una spesa iniziale di duecentomila euro. A partire da 15 aziende agricole dell'area nord di Napoli.

Follia? Senza i folli il mondo sarebbe ancora alla pietra focaia. Nella parrocchia di San Paolo a Caivano - dietro un pulpito d'altare dove sta scritto «Noi abbiamo creduto all'amore» - professori, agronomi, comitati anti roghi tossici, agricoltori, produttori ed un prete si sono riuniti per dire davanti a 500 persone assiepate nei banchi: noi lo faremo. Sappiamo come. Sappiamo con chi. Addirittura sappiamo che qualcuno ci metterà i soldi. Soprattutto: noi ci crediamo.



Un sogno folle che ha partecipato ad un bando della camera di commercio di Napoli, ha chiesto 600mila euro e dovrebbe ottenerne un terzo, ha già disponibile una rete professionale, scientifica ed umana che è partita dall'intuizione di Emilio Ciccarelli, presidente dell'ordine degli agronomi di Napoli. Ad un convegno della facoltà di agraria di Portici, racconta, «capii che si poteva fare. Oltre il bio, oltre il semplice prodotto garantito. Garantire tutto un territorio che si impone un disciplinare etico con regole autoimposte, oltre al minimo previsto dalla legge». Un marchio che dica: questa terra è un modello organizzativo intelligente, equo, salubre e chi lo imita creerà un pezzo di mondo migliore.



Un mondo dove i bambini sono protetti. E' il sogno di Anna Magri, che ha perso a 21 mesi Riccardo, bimbo della terra dei fuochi aggredito da un tumore rarissimo. Dopo l'agronomo parla lei. Attivista dell'associazione Terra dei Veleni, presieduta da Francesco Celiento, ringrazia: «Da quando partecipiamo a questo progetto - dice a Ciccarelli - sorrido più spesso. Grazie». La funzione della Onlus terra dei fuochi - che ha partecipato al bando con l'unione coltivatori e l'organizzazione di produttori ortofrutticoli Alma Seges - sarà seguire e garantire tutta l'operazione, passo passo. E ci sarà anche don Maurizio Patriciello, parroco al parco Verde che si batte per restituire giustizia al popolo inquinato. Un garante severo, dunque.



Il primo passo sarà l'analisi delle matrici: ossia, grazie al professor Marco Trifuoggi del dipartimento di scienze chimiche della Federico II, andare a vedere cosa c'è nell'aria (ed è la prima volta) nell'acqua, nel terreno, nelle piante. Ripartendo da zero. Il secondo sarà l'elaborazione delle regole di produzione e rispetto delle persone e dell'ambiente che, insieme, formeranno il disciplinare riassunto nel marchio. Poi si passerà alla produzione, come spiega Pasquale Crispino delegato per la terra dei fuochi dell'ordine agronomi. L'elenco dei volenterosi è lunghissimo: tra gli altri Massimo Fagnano, del dipartimento di agraria di Portici, Salvatore Velotto, presidente dell'ordine dei tecnologi alimentari Campania e Lazio, introdotti dall'inviato di Avvenire Pino Ciociola. Anche l'assessore regionale Daniela Nugnes arriva ad ascoltare. Al parco Verde parte la sfida impossibile.