La gioia del cardinale Sepe: «Napoli come Buenos Aires»

La gioia del cardinale Sepe: «Napoli come Buenos Aires»
di Maria Chiara Aulisio
Sabato 21 Marzo 2015, 08:50 - Ultimo agg. 12:50
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È il giorno del Papa. Ma è anche il giorno del Cardinale. Sono mesi che Crescenzio Sepe lavora a questo evento. Ci rimase male, il Vescovo di Napoli, quando Bergoglio lo scorso luglio scelse di recarsi a Caserta, toccata e fuga nel giorno della festa di Sant'Anna, quattro ore di visita pastorale prima di far ritorno in Vaticano. Ci rimase molto male, l'Arcivescovo, perché lui, a Napoli, il Santo Padre lo aveva invitato in più di un'occasione raccogliendo solo parole e promesse. La prima volta fu molti anni fa quando Jorge Mario era ancora Vescovo di Buenos Aires. «Vieni a Napoli» gli disse Sepe nel corso di un incontro in Vaticano, «la nostra città è molto simile alla tua, ti aspettiamo per raccontarci impressioni ed esperienze».

Niente da fare, di Bergoglio neanche l'ombra, nè allora nè in seguito. Al punto tale che quasi si è rischiato di sfiorare l'incidente diplomatico. Tant'è che proprio al termine della celebrazione eucaristica nella piazza della Reggia di Caserta, Papa Francesco, scherzandoci un po' su, annunciò che di lì a poco sarebbe venuto anche a Napoli. Per la verità disse «entro l'anno», ma la sua agenda era già molto fitta e lo slittamento inevitabile. Poco male perché tanto ormai l'impegno era preso e mai più Bergoglio si sarebbe potuto tirare indietro. Infatti. Fu proprio l'Arcivescovo, nel corso della cerimonia per il miracolo della liquefazione del sangue di San Gennaro, a comunicare ufficialmente alla città la data del 21 marzo. Dopo essere uscito sul sagrato del Duomo, per mostrare ai fedeli in trepidazione le ampolle con il sangue sciolto del patrono, diede la lieta novella: «Il Santo Padre verrà il 21 marzo. 'A Maronna c'accumpagna».



Finalmente ci siamo, tanto tuonò che piovve. Stamattina arriva il Papa e Sepe non nasconde la sua soddisfazione, e anche il suo auspicio: «Nascerà una nuova Napoli - assicura - la lunga giornata vissuta con Francesco costituirà il trionfo della speranza. Quale? Quella che le cose cambino sul serio, nel segno del riscatto e di una vita nuova. No, non parlo della speranza dei disperati: prevarrà e prenderà il largo l'ottimismo di chi ha voglia di fare, di costruire, di essere, trovando nelle parole e nell'esempio del Pontefice il desiderio e la forza di reagire per non farsi sopraffare dall'avvilimento e dalla rinuncia».



Un rapporto antico, quello tra Sepe e Bergoglio, accomunato da una medesima circostanza: la nomina a cardinali da parte di Papa Wojtyla, lo stesso giorno, il 21 febbraio del 2001, nel corso del Concistoro più numeroso della storia della Chiesa dal quale vennero fuori 42 nuovi cardinali. Tra questi l'arcivescovo di Buenos Aires e il campano Crescenzio Sepe, già segretario generale del Giubileo dell'Anno 2000, in quel tempo privo di incarichi particolari. Solo nel 2006 papa Benedetto XVI lo nominò arcivescovo di Napoli in sostituzione del cardinale Michele Giordano, dimissionario per sopraggiunti limiti d'età.

«Abbiamo sempre avuto un rapporto molto cordiale - dice Sepe - quando Jorge era Vescovo di Buenos Aires avevo addirittura pensato a un gemellaggio con la città di Napoli, poi abbiamo fatto passare troppo tempo e me lo sono ritrovato Papa».

Dal mancato gemellaggio alla tanto attesa visita napoletana: «Glielo dissi subito, lui pensava scherzassi, invece facevo sul serio: se non vieni a Napoli, i fedeli mi fucileranno in piazza del Plebiscito».



Nessuna esecuzione, per fortuna, ma una lunga celebrazione eucaristica che prenderà il via questa mattina alle 11.30 dopo la tappa a Scampia. Un viaggio che prenderà il via all'alba, quello del Pontefice, per portare un messaggio di condivisione e di speranza, oltre che nella grande metropoli del Mezzogiorno che cerca una via d'uscita alle sue mille emergenze, anche nelle periferie degli esclusi, dalla Scampia di «Gomorra» ai detenuti nel carcere di Poggioreale. «Tutti si aspettano incoraggiamento e speranza. - spiega Sepe - A Scampia non ci sono solo cose brutte, ma anche tante potenzialità: la venuta del Papa costituirà certamente un impulso forte a cambiare e a ridare dignità a questa nostra gente. È un quartiere di circa 70.000 abitanti che aspettano dalla parola di Francesco un motivo per riprendersi».



Un tuffo nel mondo delle contraddizioni che vive la nostra città, dunque, a stretto contatto sia con le realtà del degrado e dell'emarginazione sociale, sia con gli esempi di umanità e solidarietà di cui il capoluogo campano spesso porta la bandiera. «Un segno di predilezione e di amore - prosegue il Vescovo - il messaggio concreto di una attenzione particolare da parte del Papa verso questa martoriata città». E poi aggiunge: «Il Santo Padre conosce bene anche le contraddizioni presenti nella nostra realtà, dove c'è miseria e benessere, arretratezza e sviluppo, ma anche una grande fede, una fede viva che deve purtroppo deve fare i conti con tanta indifferenza».

Nel segno dell'amore per Napoli e della solidarietà anche il pranzo, condiviso alle 13 nel carcere di Poggioreale con un gruppo di detenuti, tra cui due transessuali e alcuni malati di Aids. Un incontro che i carcerati aspettano da tempo e a cui sono arrivati preparati. Lo hanno intitolato il «Giardino di Francesco», una piccola zolla di terra piena di fiori colorati all'ingresso della chiesa del carcere.



È l'omaggio che offriranno a Papa Francesco in segno di ringraziamento per aver scelto di pranzare con loro. Un messaggio di pace e di speranza anche da parte loro destinato a lasciare un solco profondo nella vita di uno dei penitenziari più affollati d'Italia. Un giardino per il Papa, dunque: «Ci hanno lavorato tanto - commenta il Cardinale - adesso hanno finito e il risultato è fantastico». Non solo. Per completare l'opera hanno anche installato al centro del giardino una lapide sulla quale spunta il volto di Bergoglio. Un'immagine in ferro battuto disegnata e realizzata da loro con una passione che poche volte si è vista tra quelle mura. Potenza dell'amore e della gratitudine: «È stato proprio Papa Francesco a scegliere di pranzare con loro. È lì che si sceglie la via della rinascita, morale e sociale. La visita di Bergoglio è un segnale di speranza per il futuro di chi è convinto di non averlo più».
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