Concorso Rai, tutti in fila a sognare il posto fisso

Concorso Rai, tutti in fila a sognare il posto fisso
di Roberta Interani
Giovedì 2 Luglio 2015, 09:56 - Ultimo agg. 10:35
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Ieri a Bastia Umbra, in provincia di Perugia, nessuna camera disponibile, tutto esaurito anche nei ristoranti, edicole vuote già alle otto del mattino. Effetto Renzi sulla ripresa? No, mamma Rai che indice il primo concorso per giornalisti dopo oltre 25 anni.



Su internet il dibattito su questo controverso test, convocato solo 20 giorni prima della prova, ha acceso centinaia di partecipanti. L’hashtag più utliizzato? #presadellaBastia, anche se la marea umana di 2.828 persone (i candidati però originariamente erano 4.982) che si è riversata sulla cittadina umbra assomigliava più ad un plotone ibrido di persone di ogni età ed estrazione alla ricerca di un’unica, vera, libertà dalla schiavitù, quella del precariato. Sai che rivoluzione.



Sissignori, chiunque pensi, governo in testa, che in questo paese sia finita l’era del posto fisso, avrebbe dovuto essere ieri nella zona fieristica di Bastia Umbra, in fila, sotto il sole cocente. Si ricrederebbe. Non solo giovani alla ricerca della prima opportunità, anzi.



Al padiglione 8 intorno alle dieci di mattina si facevano largo tra transenne colorate, bottigliette vuote di acqua ma soprattutto tra gli sguardi increduli degli altri candidati i più celebri mezzobusti di Sky, così come autori Mediaset dal comprovato quanto ambito contratto art.1 (tempo indeterminato) e colleghi di chiara fama.



Eh già, perché come la Rai non c’è, perché più di un posto fisso – specie se nel pubblico - con tredicesima e quattordicesima cosa si può volere? Poco importa se in palio ci sono 100 assunzioni a tempo determinato che peraltro presentano diversi elementi di vaghezza.



Qualcuno è venuto deliberatamente a rimorchiare e lo ammette «mi sono già innamorato tre volte oggi»; moltissimi sono quelli del «tentar non nuoce», non mancano poi i molti romani che, vantando una migliore conoscenza della Rai e delle istituzioni vocalizzano sinceri «ma che ce semo venuti a fa». Seguono gruppi di napoletani, ma anche milanesi, che, consapevoli dei limiti di un concorso per cui non sono stati divulgati neppure i testi di preparazione, la vivono come una gita e postano su Facebook le foto dei tortelli al tartufo mangiati la sera prima.



Per qualcuno però questa può essere l’occasione di una vita, per questo nelle lobby degli hotel intorno alle 8 del mattino più d’ uno era alle prese con una crisi di pianto. Dopo le opportune procedure di riconoscimento, il concorso inizia verso le 11.45, tra schiaffi del soldato, risate ed ultimi confronti sull’ attualità, di cui nulla verrà chiesto.



Lo svolgimento della prova è rigoroso, diversi ‘cerberi’ in camicia bianca a controllare che il chiacchiericcio non diventi esagerato.



Allo scadere del tempo sono in molti a sostenere che non sia poi così importante che un giornalista sappia quanti siano i fusi orari nel mondo o chi abbia realizzato il colonnato di San Pietro.



Tra le domande (cento, a risposta multipla in 75 minuti) qualche elemento della Costituzione, il regista del film Gomorra, ma anche il presidente del Consiglio europeo e i premi Nobel per la pace. Almeno quindici le frasi da completare in inglese.



Al termine della prova, tra un selfie con Ferruccio De Bortoli (presidente della Commissione) e un hai visto chi c’è, chi ha studiato poco si sente sollevato, chi si è preparato è deluso. «Era meglio farsi tre settimane enigmistiche che venti giorni di studio sui manuali per l’esame di stato da giornalista» sbraita uscendo un signore – disoccupato - sui cinquanta.



«Beato te che te li sei fatti, venti giorni» risponde un ragazzo, «io ho lavorato fino a stanotte».



Niente spegne la polemica, se non le centinaia di sigarette accese a prova ultimata fuori dai padiglioni.



Ripensandoci, quello di Bastia Umbra è sembrato, nelle modalità e nelle domande, più una puntata di “Chi vuol esser milionario” che un concorso pubblico. Se non per ottenere questa fatidica sostituzione estiva in Rai a qualcuno l’appuntamento è servito ad incontrare vecchi colleghi e capire che l’Italia, comunque, continua a sognare il posto fisso, a tutte le età.