Falanghina Docg, ora il disciplinare «divide» Solopaca

Il leader dell'associazione viticoltori: «Nessuna polemica ma il territorio viene penalizzato»

Falanghina Docg, ora il disciplinare «divide» Solopaca
Falanghina Docg, ora il disciplinare «divide» Solopaca
di Antonio Mastella
Mercoledì 17 Aprile 2024, 08:56
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«Ben venga il nuovo disciplinare, se ne avvertiva il bisogno. C'è però qualche aspetto del progetto che non ci convince, soprattutto nella parte in cui si ridisegnano le zone in cui va coltivata la falanghina». Stringata ma chiara la valutazione di Mennato D'Onofrio, presidente dell'associazione viticoltori di Solopaca, in merito al progetto ideato dal Consorzio tutela vini del Sannio con il quale si intende dettare più stringenti regole di coltivazione perché il bianco per eccellenza del Sannio passi dalla Doc alla Docg.

Ma quali i motivi del dissenso? «Nessuna voglia di polemizzare - avverte - ma solo l'intenzione di segnalare alcune soluzioni prospettate che, a nostro giudizio, penalizzano il territorio di Solopaca, terra di cultura vitivinicola fin dal 1971. In quell'anno, infatti, fu approvato il primo disciplinare a denominazione di origine controllata del Sannio, dando vita appunto al "Solopaca Doc". Riteniamo - evidenzia - che sia stato impropriamente esclusa dall'areale di produzione, così come si apprende dalla visione della bozza del piano consortile, una zona ad antichissima vocazione vitivinicola i cui toponimi sono di per sé sufficienti ad attestare da sempre la presenza di vigneti, come la contrada "vignole", ad esempio, già parte integrante del "Solopaca classico Doc"». A suo avviso, il disciplinare predisposto dal Consorzio prevede che non si tenga conto delle aree alluvionali del Calore: «Per quel che ci riguarda, va più che bene la norma - chiarisce -, per cui non capiamo l'esclusione dal momento che la parte eliminata non ha nulla a che vedere con l'area alluvionale, appunto, del fiume».

Alla luce di queste considerazioni, «non comprendiamo - osserva - come mai sia stata inserita un'area catastalmente definita "contrada Pantano", una definizione che basta da sola a rendere l'idea di quale tipo di terreno si tratti: alluvionale». La causa dei circa 50 viticoltori membri dell'associazione è sostenuta dal consigliere comunale di Solopaca, Dante Tammaro, che ha la delega alle politiche agricole. «Premesso che siamo d'accordo sulla necessità di eliminare quella parte del terreno troppo vicina al fiume, non cogliamo - puntualizza - il motivo per cui sia stata cancellata un terreno di circa 40 ettari, due fogli interi del catasto, che si trova in zona collinare, non certo prossima al fiume.

La restrizione che si profila con il progetto consortile era già stata attuata, più in generale, con il disciplinare Doc».

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Per sostenere le puntualizzazioni formulate dall'associazione di D'Onofrio, Tammaro ricorre persino alla storia. «Abbiamo testimonianze certe dell'esistenza dei vigneti in questo segmento del territorio sannita che risalgono alla fine del 700. È da 200 anni e passa, insomma, che si cura da queste parti un'uva straordinaria». Vale evidenziare che D'Onofrio ha tutte le intenzioni di collaborare; al punto che ha stilato, con i suoi, una proposta di disciplinare da sottoporre all'assemblea del Consorzio quando si riunirà per deciderne il varo. «Vogliamo dare il nostro contributo con delle osservazioni - afferma - perché le regole che si adotteranno portino a una nuova consapevolezza nell'esercizio delle pratiche vitivinicole, migliorandone le condizioni, in difficoltà negli ultimi anni. In ogni caso - ammonisce - l'auspicio è che non si metta da parte, nelle disposizioni che saranno ratificate per la Docg, il grande bagaglio di tradizioni, esperienza e qualità che il territorio di Solopaca ha sempre espresso e continua a esprimere. Lo chiediamo conclude - perché non siamo di serie B».
 

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