Partorisce al lavoro ma lascia morire il figlio in un sacchetto di plastica e lo nasconde

Kimberly Pappas (Detroit Free Press)
Kimberly Pappas (Detroit Free Press)
di Enrico Chillè
Mercoledì 29 Aprile 2015, 13:47 - Ultimo agg. 15:12
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«Non mi è mai capitato, in tutta la carriera, un caso come questo. Si tratta di una tragedia di proporzioni devastanti per tutti». Non usa mezzi termini Kevin Crittenden, detective della polizia di Redford, per descrivere quello che a tutti gli effetti sembra essere un infanticidio avvenuto in un ufficio della cittadina del Michigan.









La 25enne Kimberly Pappas, impiegata in un'azienda, è infatti accusata di aver dato alla luce suo figlio e di averlo chiuso, immediatamente dopo, in un sacchetto di plastica poi conservato nel cassetto della propria scrivania. I fatti risalgono al 31 marzo: alcuni colleghi della giovane avevano notato tracce di sangue nel bagno degli uffici della compagnia di logistica Ceva, e la donna disse di aver appena avuto un aborto. Kimberly mostrava un evidente bisogno di essere soccorsa e condotta in ospedale, così i suoi colleghi allertarono i soccorsi. All'arrivo dei soccorritori, la tragica scoperta del corpicino del bambino, ancora caldo. Inutili i soccorsi: per il piccolo non c'è stato nulla da fare.



Una volta condotta in ospedale, la donna è stata indagata poiché ai medici legali e ai soccorritori appariva decisamente improbabile la tesi dell'aborto. Per qualche settimana Kimberly, che a detta del suo legale soffre di problemi psichici e ha bisogno di terapie e dell'affetto dei suoi cari, ha passato il tempo con i genitori, ma i risultati dell'autopsia e dei test psicologici hanno stabilito che il bimbo era vivo alla nascita e che è morto per asfissia. Con i nuovi sviluppi dovuti all'autopsia, è subentrata di fatto l'accusa di omicidio e la donna è stata condotta in carcere in attesa di giudizio, come riporta il Detroit Free Press. Il suo avvocato ha affermato di non sapere chi sia il padre del bambino, e la polizia ha dichiarato che durante la gravidanza Kimberly non si è mai sottoposta a controlli e cure prenatali. «Siamo di fronte ad una vera e propria tragedia per tutti: per la ragazza, per la sua famiglia e per tutti coloro che hanno partecipato ai soccorsi in ufficio», ha aggiunto Crittenden.



L'avvocato della ragazza ha chiesto una perizia psichiatrica sulla propria assistita, mentre in collegamento video con il carcere di Wayne County i magistrati hanno effettuato una prima udienza. I suoi genitori hanno chiesto invano la scarcerazione e si dicono molto preoccupati per la sua salute, dal momento che in carcere soffrirà la mancanza degli affetti più cari e delle terapie psichiche di cui ha bisogno. Nei prossimi giorni Kimberly sarà sottoposta ad una prima perizia psichiatrica e dovrà tornare in tribunale il prossimo 8 giugno.