Battipaglia. Una figlia nata morta, l'altra è cieca. I genitori: «Vogliamo giustizia»

Battipaglia. Una figlia nata morta, l'altra è cieca. I genitori: «Vogliamo giustizia»
di Stefania Battista
Venerdì 25 Aprile 2014, 00:11 - Ultimo agg. 14:32
3 Minuti di Lettura
BATTIPAGLIA - Una famiglia distrutta dal dolore che chiede giustizia dal 2009. da allora che Teresa Caravetta e suo marito Damiano Fortunato stanno combattendo una drammatica battaglia legale. Hanno perso una figlia, e la sua gemella, che oggi ha cinque anni, divenuta completamente cieca.



Tutto comincia il 28 aprile del 2009 quando la donna, giunta alla venticinquesima settimana di una gravidanza gemellare - che fino ad allora non le aveva dato alcun problema - si reca in preda a forti dolori al pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria della Speranza di Battipaglia. Lì, infatti, lavora la ginecologa che l’ha seguita e che non ha riscontrato alcuna anomalia né alcun problema in quei 5 mesi di gestazione.



Dopo una sommaria visita il ginecologo di turno ritenne non vi fosse altro che un banale disturbo allo stomaco. Teresa venne dimessa. Ma i dolori non passavano, anzi aumentavano. Così la gestante si recò nuovamente in ospedale il 30 aprile chiedendo esami più accurati. Erano cominciate perdite ematiche che, però, i ginecologi attribuirono alla visita precedente, e non eseguirono né un tracciato né un’ecografia. «Continuavano a dirmi che era un semplice mal di stomaco, ma io stavo malissimo - racconta Teresa - e mi trattarono anche male». I dolori erano dovuti in realtà alle contrazioni di un parto pre termine. Per di più la mancanza di un’ecografia non permise di accertare che uno dei due feti si presentava di traverso. I medici non ritennero di far ricorso ad un cesareo d’urgenza. «Mi dissero che stavo abortendo - racconta ancora Teresa - e non partorendo».



Tra mille sofferenze e manovre estrattive, che la donna ricorda con dolore ancor oggi, una gemella venne alla luce morta. L’altra pesava 710 grammi e fu portata in terapia intensiva neonatale. E qui, in 82 giorni di ricovero, si consumò il secondo dramma. Nel reparto, infatti, non era presente l’oculista ed i controlli venivano svolti solo una volta alla settimana da un medico esterno. «All’inizio ci dissero che c’erano poche speranze anche per la gemella. Poi le cose migliorarono, ma non sapevamo nulla di problemi agli occhi».



Solo il 27 luglio l’oculista disse ai genitori che la bimba aveva una retinopatia del pre termine al primo stadio che sarebbe comunque rientrata da sola. Ed invece la situazione era molto più grave, tanto che i genitori chiesero ulteriori controlli, fino a decidersi a rivolgersi ad altri medici e poi addirittura negli Stati Uniti, dove ebbero la drammatica sentenza di cecità permanente.



Ma sono i contorni giuridici della vicenda a rendere il quadro ancor più traumatico. Dopo la prima denuncia non furono effettuate le necessarie indagini ed il Pm ne chiese l’archiviazione. Solo la determinazione dei genitori nel chiedere giustizia e nel presentare accurate perizie di parte fornite dal dottor Paolo Arbarello, medico legale che ha curato casi tristemente famosi come quello di Sara Scazzi, indusse il gip a chiedere ulteriori indagini e riaprire il caso. Fino al rinvio a giudizio per la morte della piccola. Come se non bastasse, anche per la cecità della seconda bambina è stata tentata la strada dell’archiviazione eccependo una denuncia tardiva. Nonostante, come si evince dalle prove presentate, l’alterazione di una cartella clinica. Ma Teresa Caravetta e suo marito non si sono arresi e tramite il loro legale, l’avvocato Antonello Madeo di Roma, hanno presentato opposizione ed una nuova perizia che spiega il nesso causale tra il parto e la cecità della bimba.



Clicca qui e segui Il Mattino su Facebook!

© RIPRODUZIONE RISERVATA