Le città invisibibili nelle tele di Giovanni Di Rosa sbarcano a Roma

L'artista irpino con una personale nel quartiere Pigneto della Capitale sta riscuotendo successo

L'artista Giovanni Di Rosa
L'artista Giovanni Di Rosa
di Massimo Roca
Domenica 8 Ottobre 2023, 12:13 - Ultimo agg. 15:07
4 Minuti di Lettura

Una personale con cui scrutare ciò che nelle città non si vede, facendolo risaltare attraverso il suo tratto rapido e psicologico: così Giovanni Di Rosa ha portato questa settimana le sue “città invisibili” presso lo Spazio Urano al quartiere Pigneto a Roma. Un titolo che rende omaggio a Italo Calvino che ne "Le città invisibili" scriveva: «le città sono un insieme di tante cose: di memoria, di desideri, di sogni d'un linguaggio». Allo stesso modo l’artista irpino sembra ascoltare gli scorci di città che ritrae. Approfondisce attraverso la pittura ad olio le dinamiche visive e sociali che si nascondono dietro la città e la rappresentazione di essa. Nelle sue opere è evidente il colloquio empatico che si va ad instaurare tra il pittore ed i personaggi ritratti con il costante recupero di un contenuto umano profondo anche tra le vie solitarie e le spopolate strutture architettoniche della città. I contorni delle figure si fanno sfumati come se fossero delle maschere, dei fantasmi.

È l’inquietudine dei personaggi, ma anche di chi li ritrae. Il suo sguardo si sofferma sulle variegate relazioni che si possono innescare tra le persone e lo spazio, sia all'interno degli edifici che all'esterno. La velocità delle pennellate sgretola le forme, elimina i contorni delle figure, restituendo comunque la verità degli impeti o dei silenzi emotivi. Durante l'inaugurazione si è svolta una performance tra musica e disegno. Di Rosa ha avuto come ospiti Dndr, al secolo Fabrizio D’Andrea, chitarrista ed improvvisatore napoletano, da sempre dedito alla ricerca e alla sperimentazione, ed Alfredo Perrotti, chitarrista irpino che conduce da tempo una ricerca personale compositiva e legata all'improvvisazione.

Il tutto in un quartiere, il Pigneto, che è un vero e proprio set naturale.

Molto amato dai grandi registi del cinema neorealista, venne scelto per capolavori come Roma Città Aperta (1945) di Roberto Rossellini con Anna Magnani e Aldo Fabrizi. Pier Paolo Pasolini vi ambientò il suo primo film Accattone del 1961. Negli ultimi anni, il quartiere ha subito una notevole evoluzione, trasformandosi da quartiere prevalentemente proletario, in quartiere culturalmente e artisticamente vivo. Giovanni Di Rosa è nato Avellino nel 1991. È diplomato in Pittura e decorazione pittorica. Le sue opere sono state esposte in diverse collettive e in due mostre personali: nel 2017 presso il Museo Civico Archeologico di Bisaccia e nel 2019 al Casino del Principe di Avellino. Ha fatto del disegno e della pittura la massima espressione della sua personalità. Dall’Accademia di belle arti di Brera fino alla costruzione del corpo delle città attraverso le aree periferiche, luoghi per concerti, siti archeologici cerca di dare spazio all’interazione.

Prima il Liceo Artistico poi l’Accademia di Belle Arti di Brera infine la scelta di sovvertire ogni pronostico e frequentare Ingegneria. Per i suoi lavori grafici utilizza tecniche tradizionali quali penna, inchiostro e acquerello, per la pittura colori ad olio e polvere di carbone: il risultato è una tecnica antica in chiave contemporanea. Ha esposto le sue opere in numerose mostre a Caserta, Roma, Napoli e i suoi dipinti sono presenti in collezioni private. Tra i suoi lavori anche la raccolta Migrantes. Un ulteriore capitolo in cui la fotografia della realtà circostante, in cui mette insieme le rappresentazioni popolari e le tematiche sociali, è filtrata dallo sguardo sofferente dell’autore che si pone da osservatore partecipe della vicenda, prendendo posizione e investendo le sue opere di un ruolo di denuncia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA