Una personale con cui scrutare ciò che nelle città non si vede, facendolo risaltare attraverso il suo tratto rapido e psicologico: così Giovanni Di Rosa ha portato questa settimana le sue “città invisibili” presso lo Spazio Urano al quartiere Pigneto a Roma. Un titolo che rende omaggio a Italo Calvino che ne "Le città invisibili" scriveva: «le città sono un insieme di tante cose: di memoria, di desideri, di sogni d'un linguaggio». Allo stesso modo l’artista irpino sembra ascoltare gli scorci di città che ritrae. Approfondisce attraverso la pittura ad olio le dinamiche visive e sociali che si nascondono dietro la città e la rappresentazione di essa. Nelle sue opere è evidente il colloquio empatico che si va ad instaurare tra il pittore ed i personaggi ritratti con il costante recupero di un contenuto umano profondo anche tra le vie solitarie e le spopolate strutture architettoniche della città. I contorni delle figure si fanno sfumati come se fossero delle maschere, dei fantasmi.
È l’inquietudine dei personaggi, ma anche di chi li ritrae. Il suo sguardo si sofferma sulle variegate relazioni che si possono innescare tra le persone e lo spazio, sia all'interno degli edifici che all'esterno. La velocità delle pennellate sgretola le forme, elimina i contorni delle figure, restituendo comunque la verità degli impeti o dei silenzi emotivi. Durante l'inaugurazione si è svolta una performance tra musica e disegno. Di Rosa ha avuto come ospiti Dndr, al secolo Fabrizio D’Andrea, chitarrista ed improvvisatore napoletano, da sempre dedito alla ricerca e alla sperimentazione, ed Alfredo Perrotti, chitarrista irpino che conduce da tempo una ricerca personale compositiva e legata all'improvvisazione.
Il tutto in un quartiere, il Pigneto, che è un vero e proprio set naturale.
Prima il Liceo Artistico poi l’Accademia di Belle Arti di Brera infine la scelta di sovvertire ogni pronostico e frequentare Ingegneria. Per i suoi lavori grafici utilizza tecniche tradizionali quali penna, inchiostro e acquerello, per la pittura colori ad olio e polvere di carbone: il risultato è una tecnica antica in chiave contemporanea. Ha esposto le sue opere in numerose mostre a Caserta, Roma, Napoli e i suoi dipinti sono presenti in collezioni private. Tra i suoi lavori anche la raccolta Migrantes. Un ulteriore capitolo in cui la fotografia della realtà circostante, in cui mette insieme le rappresentazioni popolari e le tematiche sociali, è filtrata dallo sguardo sofferente dell’autore che si pone da osservatore partecipe della vicenda, prendendo posizione e investendo le sue opere di un ruolo di denuncia.