Monteverde: stalking e molestie alla dottoressa «Lei mi attira tanto»

La professionista della guardia medica notturna ha sporto denuncia

Un caso di stalking in una guardia medica
Un caso di stalking in una guardia medica
di Selene Fioretti
Mercoledì 1 Novembre 2023, 10:52
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«Dottoressa, mi attirate tanto, mi avete colpito dal primo giorno che l'ho vista, ma il vostro fidanzato vi tocca?». Molestata verbalmente e intimorita durante l'esercizio della propria professione. È quanto accaduto a una dottoressa dell'ex Guardia medica di Monteverde che, qualche sera fa, ha vissuto momenti di paura mentre svolgeva il turno notturno nel presidio di continuità assistenziale del borgo altirpino. Era da poco scoccata la mezzanotte quando la professionista, medico in servizio presso l'ambulatorio di via Vella, è stata raggiunta da un uomo che chiedeva di farsi misurare la pressione e che, allo stesso tempo, era in evidente stato di alterazione, dovuto probabilmente all'assunzione di alcolici. Mentre la dottoressa si apprestava a fornire l'assistenza richiesta, da parte dell'uomo è cominciata una vera e propria molestia a sfondo sessuale. Delle parole, quelle da lui proferite, che diventavano via via sempre più oscene.

La donna sul momento ha cercato di mantenere la calma, provando a non mostrarsi spaventata. Tuttavia il molestatore, scorgendo il timore che stava suscitando in lei, anziché fermarsi è andato oltre, con affermazioni più spinte. La terribile sequenza, alla fine, è stata spezzata proprio dalla dottoressa che, con toni professionali, è riuscita a convincere l'uomo ad andare via, redarguendolo pure per essersi recato nello studio medico non per un'emergenza sanitaria, ma per ben altri fini.

Ma non è finita qui. Il malintenzionato, che abita proprio in prossimità dell'ex Guardia medica di Monteverde, dopo essersi allontanato ha continuato a importunare la dottoressa inviandole messaggi WhatsApp.

«Vederla è stata una vera attrazione - le ha scritto - buona notte mi piace da morire dottoressa». Alcuni giorni prima dell'accaduto, l'uomo era infatti riuscito a entrare in possesso del numero telefonico privato della donna, utilizzando come scusa lo stato di malessere di un parente. A seguito del messaggio ricevuto, la dottoressa è entrata in uno stato di turbamento tale da decidere di allertare i carabinieri, per la preoccupazione che l'uomo potesse recarsi nuovamente all'ambulatorio, in cui lei sarebbe rimasta operativa fino al mattino successivo. Dopo l'accaduto, la professionista ha quindi deciso di sporgere denuncia alle forze dell'ordine. Un racconto angosciante, il suo, che solamente per caso non ha avuto un epilogo ancora più drammatico. Ciò che va sottolineato, infatti, è che quella notte, così come tutte le altre, la dottoressa si trovava completamente sola a prestare servizio all'interno dell'ambulatorio.

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Nei presidi di continuità assistenziale come quello di Monteverde, che è attivo sette giorni su sette e dove ogni turno è coperto da un singolo medico, non è presente, cioè, una figura addetta alla sicurezza e che potrebbe intervenire in caso di situazioni di pericolo. Allo stesso modo, non esistono dei sistemi di videosorveglianza oppure dei dispositivi in grado di lanciare un allarme. Dura la reazione del presidente dell'Ordine dei medici di Avellino, Francesco Sellitto, che ha appreso dalla collega stessa quanto da lei vissuto. «La situazione sta sfuggendo di mano - esclama - ormai le aggressioni, fisiche e verbali, al personale sanitario sono continue. Oltre a quelli denunciati, ci sono gli episodi che restano sommersi». Sellitto esprime la massima solidarietà nei confronti della dottoressa vittima degli abusi, ma allo stesso tempo sottolinea la necessità di un intervento che possa porre fine all'emergenza sicurezza. «Bisogna prendere delle decisioni - afferma - e dare applicazione alle norme di legge». Proprio le strutture di continuità assistenziale, lo evidenzia, sono particolarmente esposte a rischi. «Non c'è nessuna protezione - spiega - inoltre, a causa della carenza di personale, i turni di notte vengono coperti da un unico medico, nella massima solitudine, e questo non è più accettabile. I colleghi hanno il diritto di lavorare in serenità». Il presidente dell'Ordine dei camici bianchi irpini, perciò, si impegna a sottoporre la questione all'Asl, l'ente deputato alla gestione dei servizi di continuità assistenziale. 

 

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