Capua, dagli esordi a Radio Italia: Paola Pelagalli si racconta al festival “Capua il Luogo della Lingua”

La speaker radiofonica e conduttrice a "Live Talk Show Podcast"

Paoletta Pelagalli
Paoletta Pelagalli
di Mariamichela Formisano
Giovedì 28 Marzo 2024, 13:09 - Ultimo agg. 29 Marzo, 14:10
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Tra le personalità dell’FM, ricche di esperienza e soprattutto passione per la radio, vi è lei, Paola Pelagalli, in arte Paoletta, la speaker radiofonica e conduttrice di Radio Italia. È tornata a Capua, la sua città natale dove ha mosso i primi passi in una radio locale.

Intervistata da Mirko G. Rauso al Circolo dei lettori di Capua e Mater bistrot - Cose d'Interni Libri, Paoletta si è raccontata ai microfoni e alle telecamere del nuovo format “Live Talk Show Podcast” di “Capua il Luogo della Lingua” festival alla presenza del pubblico in sala. Ha parlato dei suoi sogni da ragazza, realizzati nel suo percorso professionale che l'ha vista in tanti anni protagonista in varie Radio importanti. 

E su cosa significhi per lei tornare a casa, Paoletta Pelagalli ha spiegato: «Intanto significa sentirmi chiamare con il mio cognome, Pelagalli.

Perché nessuno mi chiama così, essendo io conosciuta professionalmente solo come Paoletta. E poi tornare a casa per me è vitale perchè significa tornare dalla mia famiglia, per me importantissima. Per questo il mio trasferimento al Nord Italia non è mai stato definitivo, non ha mai significato tagliare i ponti, considerato che torno dalla mia famiglia, nella mia città mediamente una volta al mese». 

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Durante il lockdown ti sei inventata un format online in cui intervistavi persone e personaggi che davano volto e voce alle curiosità. Che momento è stato per te?
«È stato il momento in cui ho potuto fare quello che in radio non si può, ossia un'intervista di un'ora, un approfondimento come piace a me, parlare con una scrittrice e attrice di disabilità, di Palestina. Insomma ho fatto quello che volevo, cosa difficile se  lavori in una radio o in una tv dove è necessario rispettare una linea editoriale».

Come sono cambiati i linguaggi della radio in questi ultimi anni di velocità assoluta?
«Diciamo che in radio è aumentata la soglia della tolleranza.  Tanti anni fa si richiedeva una dizione perfetta, una cadenza precisa e nessuna personalità.  Poi la radio si è evoluta e oggi si accettano le cadenze, e qualche parola in dialetto diventa una caratterizzazione, un modo per essere riconosciuti».

Che valore ha essere di Capua, la città in cui è nata la lingua italiana che per te è strumento di lavoro?
«È sicuramente importante, ma se mi fossi chiusa qui non avrei potuto fare il percorso che ho fatto. E' un tassello fondamentale per me, importante perché mi ricorda chi sono, da dove arrivo, da dove vengono le mie radici. Mi porto Capua dietro sempre, quando mi esprimo, quando comunico. Ho vissuto a Capua fino a vent'anni e qui ho imparato i primi passi del linguaggio. Ma non è l’unica cosa importante, perché linguaggi cambiano anche a seconda del posto in cui ti trovi. È importante attingere dagli altri,  assimilare e mescolare per arricchire e il proprio linguaggio».

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