Affitti brevi, flop dei controlli: mancano le banche dati e i codici degli alloggi. Si rischia lo slittamento

Le verifiche dovevano iniziare a gennaio

Affitti brevi, flop dei controlli: mancano le banche dati e i codici degli alloggi. Si rischia lo slittamento
Affitti brevi, flop dei controlli: mancano le banche dati e i codici degli alloggi. Si rischia lo slittamento
di Francesco Bisozzi
Martedì 20 Febbraio 2024, 23:54 - Ultimo agg. 21 Febbraio, 14:55
5 Minuti di Lettura

Non parte la stretta sugli affitti brevi. Manca il Codice identificativo nazionale (Cin), ovvero lo strumento intorno a cui ruota la riforma del settore prevista dalla legge di conversione del decreto Anticipi, che introduce nuovi controlli anti-evasione per chi sgarra. La stretta doveva muovere i primi passi a gennaio, però i tempi si stanno allungando e ora il ministero del Turismo punta ad arrivare pronto all’estate. Spetta infatti al ministero di Daniela Santanchè assegnare il Cin, su richiesta, a tutti gli affitti turistici, quindi locazioni brevi ma anche strutture turistico-ricettive alberghiere ed extralberghiere. 

Bonus bollette 2024 tra i fringe benefit con lo stipendio, come funziona il contributo e come chiederlo al datore di lavoro

Per poter procedere, tuttavia, vanno prima fatti confluire in una banca dati nazionale, attualmente in fase di sviluppo, i codici identificativi regionali per le locazioni brevi: negli ultimi anni diverse Regioni hanno attivato questo tipo di codici.

I codici regionali e provinciali vanno riclassificati e dotati di un prefisso di riconoscimento. Lo schema di decreto ministeriale sull’interoperabilità tra la banca dati nazionale e quelle locali è ora al vaglio delle Regioni.  Così il dicastero di via di Villa Ada: «La procedura telematica di assegnazione del Codice identificativo nazionale da parte del ministero del Turismo non è ancora entrata in esercizio». Come detto, l’obiettivo a questo punto è di partire con le prime assegnazioni in primavera. Gli obblighi e le sanzioni in materia di Cin, ricorda inoltre il ministero in una nota, si applicheranno a decorrere dal sessantesimo giorno successivo a quello di entrata in funzione della banca dati nazionale delle locazioni brevi. 

L’ITER

Il nuovo Codice identificativo nazionale dovrà essere richiesto per ciascuna unità immobiliare a uso abitativo destinata alla locazione per finalità turistiche e andrà esposto sia all’esterno dello stabile in cui è collocato l’appartamento sia negli annunci. Per la mancata esposizione del codice la multa potrà arrivare a seimila euro. Chi opererà senza Cin rischia di dover pagare, nel caso peggiore, 8 mila euro di sanzione. Per i gestori di strutture senza i requisiti di sicurezza sono in arrivo invece multe tra 600 a seimila euro e tra duemila a diecimila euro per chi affitta casa ai turisti in forma imprenditoriale senza prima aver presentato la segnalazione certificata di inizio attività. In pratica, lo scopo del nuovo codice identificativo per le locazioni brevi è quello di favorire le verifiche incrociate dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza al fine di contrastare l’evasione nel settore. 

Nella legge di conversione del decreto Anticipi si legge che le informazioni contenute nella banca dati nazionale «saranno rese disponibili all’amministrazione finanziaria e agli enti creditori per le esigenze di contrasto dell’evasione fiscale e contributiva». Nell’attesa che la stretta si concretizzi, i titolari delle strutture ricettive e i locatori di unità immobiliari per finalità turistiche o di immobili in locazione breve sono tenuti a rispettare le normative regionali attualmente vigenti e a continuare a utilizzare, laddove previsto, il codice regionale o provinciale. «Non scordiamoci che la banca dati nazionale deve ottenere il via libera della Conferenza Stato Regioni e non è detto che tutte quante le Regioni decidano di cedere la delega al ministero del Turismo per gestire questo adempimento. Quindi non sappiamo quando entrerà in vigore il nuovo sistema, ma prima ciò avviene e meglio è, soprattutto per gli operatori onesti», aggiunge il presidente dell’Associazione italiana gestori affitti brevi (Aigab), Marco Celani. 

LA SCADENZA

È scaduto invece il 15 febbraio il termine entro il quale i gestori di piattaforme di affitti brevi dovevano inviare all’Agenzia delle Entrate i dati degli operatori che effettuano tramite loro operazioni economiche, come impone la direttiva europea Dac7 sullo scambio automatico di informazioni sugli immobili affittati per brevi periodi nei Paesi Ue. Anche in questo caso l’obiettivo è di contrastare l’evasione fiscale e, nello specifico, quella legata alle transazioni economiche che avvengono esclusivamente online. I gestori delle piattaforme erano tenuti a comunicare informazioni relative allo svolgimento delle attività di locazione di beni immobili, alla prestazione di servizi personali, alla vendita di beni e al noleggio di qualsiasi mezzo di trasporto. I prezzi degli affitti brevi, nel frattempo, stanno correndo un po’ in tutte le principali città italiane, e in particolare a Roma, Firenze e Napoli, dove stando ad alcune stime si sarebbero registrati rincari anche superiori al 50% rispetto al periodo pre-Covid. In Italia il mercato degli affitti brevi vale attorno agli undici miliardi di euro. Per l’Aigab sono 640 mila le case in Italia per le quali esiste un annuncio online. Circa il 96% appartiene a proprietari singoli, mentre una su quattro è gestita da operatori professionali (o property manager) per conto dei proprietari. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA