Case green, oggi via libera alla direttiva Ue: cosa prevede, quali sono le regole e quanto costerà adeguare gli immobili

Una rivoluzione all'insegna della sostenibilità che promette di ridisegnare il panorama urbano entro il 2030

Case green, oggi il via libera dell'Ecofin alla direttiva: cosa prevede, quali sono le regole e quanto costerà
Case green, oggi il via libera dell'Ecofin alla direttiva: cosa prevede, quali sono le regole e quanto costerà
di Marta Giusti
Venerdì 12 Aprile 2024, 09:35 - Ultimo agg. 13 Aprile, 14:51
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È arrivato il via libera dagli Stati membri Ue alla nuova direttiva sulle case green. I ministri europei al Consiglio Ue Ecofin hanno confermato questa mattina l'accordo raggiunto con l'Eurocamera a dicembre sulle nuove norme per rendere il parco immobiliare dell'Ue a emissioni zero entro il 2050. Italia e Ungheria hanno votato contro l'intesa, mentre Repubblica ceca, Croazia, Polonia, Slovacchia e Svezia si sono astenute.

Cosa prevede la direttiva

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L’Ecofin ha adottato la direttiva riveduta sul rendimento energetico nell'edilizia.

Per gli edifici non residenziali si prevedono standard minimi di prestazione. Secondo le nuove regole, nel 2030 tutti gli edifici non residenziali saranno al di sopra del 16% degli edifici con le peggiori prestazioni ed entro il 2033 al di sopra del 26% degli edifici con le peggiori prestazioni in termini di prestazione energetica. Ciò porterà a una graduale eliminazione degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni. Entro il 2030 tutti i nuovi edifici dovrebbero essere edifici a emissioni zero ed entro il 2050 il patrimonio edilizio dovrebbe essere trasformato in un patrimonio edilizio a emissioni zero. 

Le nuove regole

Il nuovo dispositivo Ue prevede che gli stati possano scegliere di esentare edifici specifici dalle norme, come edifici storici, luoghi di culto o edifici di proprietà delle forze armate. Gli stessi stati dovranno garantire che il consumo medio di energia primaria degli edifici residenziali sarà ridotto del 16% nel 2030 e del 20-22% nel 2035. Almeno il 55% della riduzione energetica sarà ottenuta attraverso la ristrutturazione degli edifici più deteriorati, che rappresentano il 43% degli edifici residenziali performanti. Negli sforzi di rinnovamento metteranno in atto misure di assistenza tecnica e di sostegno finanziario, con particolare attenzione alle famiglie vulnerabili. Per decarbonizzare il settore edilizio, i piani nazionali di ristrutturazione degli edifici includeranno una tabella di marcia con l’obiettivo di eliminare gradualmente le caldaie a combustibili fossili entro il 2040. Le nuove norme garantiranno l'attuazione di impianti idonei di energia solare nei nuovi edifici, negli edifici pubblici e in quelli esistenti non residenziali in fase di ristrutturazione che richiedono un permesso. Forniranno inoltre infrastrutture per la mobilità sostenibile, compresi punti di ricarica per auto elettriche all’interno o accanto agli edifici, precablaggi o condutture per ospitare future infrastrutture e parcheggi per biciclette. La direttiva sarà ora firmata e pubblicata sulla Gazzetta ufficiale. Gli stati avranno due anni per recepire le disposizioni della direttiva nella loro legislazione nazionale. La Commissione riesaminerà la direttiva entro il 2028, alla luce dell’esperienza acquisita e dei progressi compiuti durante la sua attuazione.

Quali interventi

Gli interventi necessari sono: cappotto termico, sostituzione degli infissi, nuove caldaie a condensazione e pannelli solari. L’obbligo di installare pannelli solari sugli edifici sarà limitato agli edifici pubblici (dal 2026) e a quelli privati non residenziali di grandi dimensioni (dal 2030). A partire dai prossimi mesi non sarà più possibile richiedere incentivi per l’acquisto di caldaie a metano e dal 2025 sarà vietata la concessione di sovvenzioni alle caldaie autonome a combustibili fossili. 

 

I costi

Uno dei punti chiave della direttiva prevede la cessazione dei sussidi per l'installazione di caldaie a gas e a petrolio entro il 2025, spingendo verso l'utilizzo di alternative più sostenibili come le pompe di calore o i sistemi combinati di riscaldamento che includono l'uso di energia rinnovabile. Il dibattito si intreccia con la realtà del patrimonio edilizio italiano, notoriamente tra i più datati e meno efficienti in Europa. Le stime di ristrutturazione per abitazione oscillano tra i 20.000 e i 55.000 euro, cifre che sollevano preoccupazioni sulla fattibilità finanziaria per i proprietari di casa, soprattutto considerando che il 74% degli italiani possiede l'immobile in cui vive. Sarebbe meglio per i governi, dunque, lavorare a trovare i fondi per la direttiva. La Commissione europea calcola che entro il 2030 saranno necessari 275 miliardi di euro di investimenti annui per la svolta energetica nel settore immobiliare: non sono previsti bonus dedicati, ma la direttiva offre l'opportunità di finanziamento attraverso fondi europei come il Fondo sociale per il clima, il Recovery fund e i Fondi di sviluppo regionale.  

Giorgetti: «No alle case Green, chi paga?»

«Abbiamo votato contro la direttiva sulle case green, si è concluso l'iter. Il tema è chi paga. Abbiamo esperienze purtroppo note in Italia». Lo ha detto il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti oggi a Lussemburgo per l'Ecofin. «E' una direttiva bellissima, ambiziosa, ma alla fine chi paga? Noi abbiamo esperienze in Italia in cui pochi fortunelli hanno rifatto le case grazie ai soldi che ci ha messo lo Stato, cioè tutti gli altri italiani e diciamo che è un'esperienza che potrebbe insegnare qualcosa».

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