In futuro (non troppo lontano) potrebbero scendere in campo i riservisti. Il ministero della Difesa sta pensando una legge che riguarda l'introduzione di una riserva ausiliaria dello Stato, quindi delle Forze armate, composta da non oltre diecimila unità, a pensarci era stato già il precedente governo. La riserva, reclutata, formata e periodicamente addestrata, potrebbe essere composta da ex militari o personale con determinate specifiche, impiegabile nei casi di necessità durante eventuali conflitti e crisi internazionali, non impiegati sul fronte dei teatri operativi ma per il supporto logistico e la cooperazione con una divisione delle risorse su base regionale.
La Legge Martino sulla leva
Ma torniamo indietro, Il 1 settembre 2004 la Legge Martino (dal nome del ministro della Difesa di allora, Antonio Martino, ministro nel secondo governo Berlusconi) ha riformato il servizio militare, con la sospensione del servizio obbligatorio di leva e con l'entrata in vigore della normativa che disciplina invece i volontari di truppa in ferma prefissata e l'introduzione della delega al Governo per il coordinamento della normativa che prevede l'utilizzo dei riservisti, cioè il richiamo alle armi di una parte di uomini e donne in caso di emergenza. Il Ministro Crosetto aveva già chiaramente affermato la necessità di “integrare la riserva selezionata con un’ulteriore aliquota di complemento”.
Il Ministro aveva inoltre dichiarato che occorre rivedere le carriere per svecchiare le Forze Armate, che contano solo un terzo di under 30 tra le proprie file, così come le modalità di reclutamento, formazione e addestramento, col fine di avere professionalità altamente specializzate, che attualmente non trovano attrattiva lavorativa all’interno dell’esercito per via di una bassa retribuzione rispetto al mercato privato.
Chi sono i riservisti e cosa dovrebbero fare
Una riserva dunque che potrebbe essere impiegabile in tempo di guerra o di crisi internazionale, così come in caso di stato d'emergenza deliberato dal Governo ovvero per emergenze di rilievo nazionale, come ad esempio gli eventi calamitosi. I riservisti verrebbero sottoposti a periodi di addestramento non invasivi mirati ad aumentare le capacità operative e senza essere mandati in prima linea in modo tale da poter inviare un numero maggiore di professionisti nelle zone più a rischio.
Con l'andare avanti della guerra in Medio Oriente e il perdurare del conflitto (europeo) in Ucraina sembra così essersi riaperto il dibattito sulla riforma delle forze armate e sulla creazione di una effettiva eventuale riserva attiva e volontaria.