Olio di pessima qualità spacciato per extravergine d’oliva. Non sappiamo in quali quantità il più nobile e prezioso dei condimenti della dieta mediterranea sia stato veicolato, e magari in quante cucine sia già finito sotto etichettature fasulle: fatto sta che l’ultima scoperta fatta dai carabinieri del comando provinciale pone inquietanti interrogativi. Durante un normale controllo, una pattuglia di militari della stazione di Caivano hanno fermato un furgone guidato da una giovane donna, scoprendo che trasportava quasi 900 litri di olio senza etichettatura; ma nel vano posteriore del mezzo c’erano anche centinaia di etichette falsificate con l’insegna di una nota marca di olio.
La ricostruzione
Procediamo con ordine. È lunedì mattina, siamo lungo via delle Necropoli, una delle strade che lambisce il Comune di Caivano (la stessa dalla quale si accede al tristemente noto centro sportivo “Delphinia”), ed è qui che una pattuglia dei carabinieri è impegnata in un normale servizio di controllo. I militari sollevano la paletta e impongono l’alt ad un Fiat Doblò guidato da una 27enne di Afragola, già nota alle forze dell’ordine.
La giovane non fornisce spiegazioni, il carico viene sequestrato e per la donna scatta la denuncia di vendita di prodotti industriali con segni mendaci (articolo 517 del codice penale), reato punito con la reclusione fino a sei mesi o con la multa fino a 1032 euro. Ma, al di là della contestazione, ora gli investigatori stanno verificando quali canali di rifornimento e di smercio ci fossero dietro quel carico trasportato in un anonimo furgone.
Anche per questo sono già scattati i controlli in laboratorio specifici per verificare la composizione di quel liquido oleoso verdastro. Di certo non si trattava di olio EVO (extravergine di oliva): la sostanza viene in queste ore analizzata in un centro specializzato, e bisognerà verificare anche se nella miscela sia stata aggiunta clorofilla, per modificarne la colorazione rendendola simile a quella dell’olio extravergine.