Palazzo di Giustizia, choc e polemiche «Quel gip è solo vittima della Procura»

Palazzo di Giustizia, choc e polemiche «Quel gip è solo vittima della Procura»
di Leandro Del Gaudio
Sabato 15 Novembre 2014, 08:13 - Ultimo agg. 08:16
1 Minuto di Lettura
L'espressione che suscita maggiore indignazione, almeno tra avvocati e addetti ai lavori, è «motivazione errata». Un concetto rimarcato nel corso delle indagini che vedono coinvolto il gip Alberto Capuano, nell'ambito di una vicenda nata a Napoli e trasferita a Roma, vale a dire nell'ufficio competente a valutare la condotta dei magistrati partenopei.

Qual è il punto? Indagato per corruzione, target di una lunga perquisizione nel suo ufficio, il giudice napoletano rivede parte della sua storia recente sintetizzata in poche righe. È accusato di aver favorito quelli del gruppo Ragosta, con sei provvedimenti condizionati - dicono i pm della capitale - da una «motivazione errata».



Nessuno lo dice esplicitamente, ma sono in tanti ad esprimere il proprio malessere di fronte a questa motivazione; sono in tanti a parlare di entrata a gamba tesa nella giurisdizione. Poca volontà di uscire allo scoperto, ma il ragionamento di molti avvocati è chiaro: Capuano - dicono - paga il prezzo di non essersi conformato alle richieste della Procura, ma di aver di volta in volta assunto posizioni autonome, depotenziando così gli effetti delle indagini sui Ragosta. Possibile?



Stando a quanto ricordano i bene informati, i provvedimenti adottati da Capuano sono stati poi confermati dagli organi superiori di volta in volta interessati dal procedimento (Riesame e Cassazione), quanto basta a insistere su una domanda: cosa ha spinto la Procura di Roma ad entrare nel merito della valutazione di un giudice?



CONTINUA A LEGGERE

SUL MATTINO DIGITAL