Napoli, 17enne ucciso da un carabiniere: la rivolta del quartiere

Napoli, 17enne ucciso da un carabiniere: la rivolta del quartiere
di ​Daniela De Crescenzo
Sabato 6 Settembre 2014, 12:16 - Ultimo agg. 17:12
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Notte d’inferno al rione Traiano. Notte di morte e di violenza. Dopo un lungo inseguimento un carabiniere uccide un ragazzino di diciassette anni. Il proiettile, sostengono i militari, è partito accidentalmente. Ma le centinaia di persone accorse in strade non ci credono. E scoppia la rivolta: le forze dell’ordine vengono circondate da una folla inferocita e alla fine due auto della polizia, arrivate in soccorso dei militari, risulteranno distrutte.

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Sono da poco passate le due, viale Traiano è una striscia d’asfalto illuminata dai rari lampioni e dal baluginare livido di qualche neon.

La moto con i tre ragazzini sul sellino sfreccia a tutto gas. Nessuno ha il casco, ma nessuno ci fa caso: da queste parti e a quest’ora di notte, sarebbe strano il contrario.

I carabinieri della radiomobile sono all’inizio della strada con la loro gazzella a setacciare il buio: tentano di bloccare qualche delinquente e assicurare un po’ di pace a chi di giorno viene tormentato da furti e rapine e, soprattutto, sperano di intercettare i latitanti. Ce ne è uno che cercano da mesi, si chiama Arturo Equabile, appartiene a una famiglia di delinquenti «importanti» e continua a sfuggire all’arresto. Intorno alle 23 lo hanno visto in giro per il quartiere e adesso, alle 2 di notte, rastrellano le strade per tentare di bloccarlo.

La moto si avvicina di corsa, i carabinieri intimano l’alt, Salvatore Triunfo, 18 anni, precedenti per furto e danneggiamento, accelera, ma i militari riescono a intravedere chi c’è alle sue spalle: riconoscono, o credono di riconoscere, Equabile stretto tra il ragazzo alla guida e Davide Bifolco, 17 anni da compiere tra qualche giorno, incensurato.

Parte la caccia. Da questo momento in poi la ricostruzione dei carabinieri e quelle dei tanti testimoni che ieri si sono fatti avanti per raccontare la loro verità ai giornalisti, divergono. Secondo i militari la gazzella insegue il motorino lungo viale Traiano una prima volta senza riuscire a bloccarlo. Al secondo giro, quando i due veicoli sono arrivati quasi alla fine dello stradone che si congiunge con via Cinzia, Salvatore Triunfo tenta di sfuggire salendo sull’aiuola per imboccare una traversa. L’auto dei militari urta il motorino che era stato costretto a rallentare, i ragazzi cadono, i carabinieri aprono le portiere e si catapultano a piedi dietro ai fuggitivi. Uno insegue il presunto latitante, l’altro blocca Salvatore. Davide è a terra, sta alzandosi quando un proiettile partito accidentalmente dall’arma dell’appuntato lo raggiunge all’ascella sinistra, un po’ più in alto del fianco.

Tutta diversa la verità della famiglia di Davide e degli amici che si dicono pronti a testimoniare. Ognuno racconta un pezzettino di storia, ognuno fornisce una tessera del puzzle. Il quadro che ne viene fuori è inquietante. L’auto dei militari, secondo questa versione, veniva da via Cinzia e ha speronato frontalmente la moto. I militari, in questo caso (al momento, però, la ricostruzione non è suffragata da alcun dato di fatto) avrebbero tentato di tagliare la strada ai ragazzi. Sulla scena, poi, non compare una sola moto, ma ci sono due o più veicoli: su quello guidato da Salvatore ci sono anche Davide ed un altro ragazzino del quartiere, Enzo. Non c’è, invece, Equabile. Ma soprattutto, secondo questa versione, il colpo non sarebbe partito accidentalmente perché tanti al rione Traino giurano di aver visto il carabiniere alzare il braccio e sparare.

A questo punto Salvatore è a terra, arriva la mamma, Flora, che abita a poche decine di metri, scuote il corpo del figlio, lo chiama «Davide, Davide», il ragazzino non risponde. I minuti passano, l’ambulanza non arriva, la folla cresce. Ha una voce sola, terribile, minacciosa: «Assassini, assassini», gridano dieci persone, poi cento, duecento, trecento, c’è chi parla di seicento. Ci sono i familiari di Davide, ci sono i tanti amici, ci sono gli spacciatori arrivati da tutti gli angoli del quartiere, ci sono i vicini richiamati dalle urla della strada, ci sono i guaglioni della malavita. Tutti insieme, tutti mischiati, tutti pronti a chiedere giustizia e a minacciare vendetta.

Finalmente il 118 porta via il ragazzino che arriverà cadavere in ospedale: «Ma era morto già - diranno poi gli amici - ci hanno mentito anche su questo». I militari sono ormai circondati, la gente urla, qualcuno spintona, arrivano le volanti della polizia che restano ferme all’inizio del viale mentre gli agenti raggiungono il posto a piedi. Loro tentano di placare gli animi i teppisti distruggono i veicoli.

È ormai quasi l’alba, sul posto arriva il magistrato di turno. Qualche ora dopo il sostituto procuratore in un comunicato spiegherà che il carabiniere è indagato per omicidio colposo. Salvatore Triunfo viene denunciato per favoreggiamento. Nei primi giorni della prossima settimana ci sarà l’autopsia.