«Nola. Pronto soccorso nel caos,
l'Asl era stata avvisata»

«Nola. Pronto soccorso nel caos, l'Asl era stata avvisata»
di Gigi Di Fiore - Inviato
Mercoledì 11 Gennaio 2017, 09:33 - Ultimo agg. 12:43
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Nola. Nel suo piccolo ufficio dalla scrivania Ikea, Pietro Di Cicco risponde a molte telefonate. È uno dei 17 medici del Pronto soccorso di Nola, la struttura della notte da emergenza tra il sette e l'otto gennaio. In quest'ospedale lavora da 18 anni, sempre nella prima linea dell'emergenza da soccorso immediato.

Dottore Di Cicco, che significa lavorare al Pronto soccorso dell'ospedale di Nola?
«Significa avvicendarsi in turni che devono assicurare assistenza continua nelle 24 ore. Significa accumulare, come me, 50 giorni di ferie arretrate. Significa non poter programmare week end con la famiglia. Nel periodo natalizio ho lavorato anche il 25 dicembre».
Quanti medici erano in servizio il sette gennaio?
«Tre fissi, con 4 infermieri nel pomeriggio e 5 la notte. Dovevano essercene 6, ma tra ferie e malattie, si sono assottigliati. È così, purtroppo, da due-tre mesi».
Quando vi siete accorti che sarebbe stato un giorno di emergenza senza fine?
«Dal pomeriggio, ma se ne erano avute avvisaglie già dal 22-23 dicembre, quando la media dei 165 pazienti giornalieri era cominciata a salire a 180-185. Questo per la stagione invernale e le influenze, uniti al periodo di ferie dei medici di base. La gente, non potendo rivolgersi al proprio medico, decide di correre in ospedale».
Al Pronto soccorso avere strumentazioni sufficienti?
«Sì, la nostra radiologia funziona nelle 24 ore, abbiamo tre elettrocardiografi, tre defibrillatori. Ma il sette gennaio i quasi 300 pazienti sono stati davvero molti, per i nostri posti letto limitati».
Tutto è iniziato nel pomeriggio?
«Sì. C'è stato un arrivo frenetico di pazienti. La maggioranza con mezzi propri, altri in ambulanza. Una media di un paziente all'ora, come risulta dal Centro servizi registrati nel computer del Pronto soccorso».
Vero che tra le 22 e le 24 gli arrivi hanno raggiunto punte maggiori?
«Sì. Sono stati registrati 14 pazienti. E, badi bene, noi avevamo già segnalato che non eravamo in grado, per la nostra disponibilità di posti letto, di sostenere l'urto di arrivi continui in ambulanza».
Vuol dire che c'è stata già il sette gennaio una segnalazione e un'informazione ufficiale?
«Proprio così. Ho sentito dire che non avevamo segnalato l'emergenza. Invece, e i documenti parlano, alle 20,45, a firma di tutti e tre i medici di turno, è partito un fax alla Centrale operativa territoriale che per la Asl Na3 ha sede a Castellammare».
Cosa si diceva nel fax?
«Segnalavamo di non poter sostenere arrivi di emergenza, che le 17 ambulanze della Asl dovevano cercare altri ospedali, che avevamo difficoltà nei posti letto e nelle barelle. Nel pomeriggio, si era tamponata la carenza attraverso il turn over di ammalati dimessi dai reparti. In serata, non era più possibile».
Avete avuto risposta al fax?
«Nulla. Tanto che, il giorno dopo, alle nove del mattino, è stata fatta una seconda segnalazione, sempre via fax, firmata stavolta dal funzionario reperibile della direzione sanitaria».
Un'emergenza particolare?
«Un fiume di arrivi. Niente posti letto nei reparti, al Pronto soccorso abbiamo dovuto usare i lettini da visita recuperati dagli ambulatori. Abbiamo reperito tutte le sedie a rotelle disponibili e poi anche tutte le sedie normali possibili».
Cosa è successo tra le 22 e le 24?
«Sono arrivati 5 pazienti con le ambulanze e nove con mezzi propri. Ci dicevano che potevano portarli solo da noi, per il tipo di organizzazione regionale esistente. Le fornisco altri dati: quel giorno sono arrivati tre codici rossi e 33 codici gialli. E poi i due decessi».
Come sono morti i due pazienti?
«Il primo era arrivato alle 19,53 portato dai familiari, per un dolore al petto. Su una sedia a rotelle era stato preparato per l'elettrocardiogramma quando ha avuto un arresto cardiaco. È stato messo su un lettino, per rianimarlo. Ma è morto».
E il secondo caso?
«Era disperato. È arrivato a mezzanotte e 15 portato dalla moglie. Era già in arresto cardiaco, c'è stato solo il tempo di spostarlo su una sedia a rotelle e poi sul lettino per constatarne la morte».
Poi le due signore a terra, come è potuto accadere?
«Una signora di San Paolo Belsito, di 72 anni, arrivata alle 20,41 per problemi respiratori. Era a rischio vomito, mentre era seduta su una sedia. Il medico, non avendo lettini, ha utilizzato le coperte del 118 a terra per metterla di fianco ed evitare soffocamenti da vomito. È tornata a casa alle 23».
La seconda signora?
«È arrivata alle 21,07. Una donna di 51 anni di Nola. Influenzata, le avevano dato antibiotici che l'avevano portata ad un'intolleranza con pressione bassa. In quei casi, doveva stare distesa. Dalla sedia, è stata fatto stendere sulle coperte in assenza di lettini. È tornata a casa alle 23,29».
Cos'altro è successo quella notte?
«C'è stato un intervento chirurgico d'urgenza all'addome e un uomo è rimasto sul tavolo operatorio per mancanza di letti. Ha passato la notte lì. Due persone sono state trasferite ad altri ospedali, in alcuni casi si sono utilizzate le barelle delle ambulanze».
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