Gli scioperi dei voli e l'odissea di un minore napoletano. La madre: «Per ore non ho saputo nulla di mio figlio»

Leonardo, 15 anni, è stato vittima dei disagi di sabato

Sciopero dei voli
Sciopero dei voli
di Giovanni Chianelli
Lunedì 17 Luglio 2023, 14:45
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Stavolta definirla un’odissea forse è poco. La storia di Leonardo, 15 anni, che è stato coinvolto nei disagi causati dagli scioperi dei voli di sabato scorso, sfiora l’assurdo: il giovane, al primo volo da solo, veniva da Londra e doveva atterrare a Napoli in serata. Invece, per ore, non ha potuto comunicare con la famiglia ed è stato portato senza alcun avvertimento a Roma, in altro orario. Per poi fare ritorno con mezzi propri a casa il mattino seguente, e sempre in un vuoto totale di comunicazione e responsabilità da parte della compagnia aerea e delle autorità aeroportuali. Nell’epoca del web e dei tracciamenti, è possibile mettere a rischio la sicurezza dei minori in questo modo?

Racconta la madre, Fabiana Sciarelli: «Annunciano ritardi tutto il giorno. Ultima mail alle 23.51 (ad aereo partito), Wizzair annuncia arrivo a Napoli alle ore 2.18”.

E invece da quel momento il volo sparisce: a Capodichino i genitori di Leonardo trovano scritto che il volo è stato cancellato, come se non fosse mai partito. «Ma Leonardo mi aveva avvertito di essere in aereo e dal sito Wizzair il volo risultava partito e in arrivo a Napoli. Poi sparisce anche dal sito. Sparisce il volo dal mio account e se faccio la ricerca sul volo risulta ‘numero di volo non valido’. Dunque anche mio figlio, al momento, è sparito».

Facendo una ricerca sui voli da Londra la donna trova che è stato deviato su Roma, ma da Napoli dicono che a loro continua a risultare mai partito; tutto questo all’1.30 di notte. Al call center Wizz non rispondono, le chat non funzionano. Il volo sparisce completamente dal web. «Per una buona ora ho pensato che avessero dirottato il volo con mio figlio Leonardo dentro» racconta. «Comincio a chiamare all’aeroporto di Roma e una signora gentile che mi risponde mi tranquillizza dicendomi che il volo sta atterrando a Roma ma che non si sa come raggiungeranno Napoli. A Capodichino invece ci dicono che l’aeroporto chiude all’una di notte e quindi nessun volo è autorizzato ad atterrare».

Poi il volo atterra ma è impossibile parlare con Leonardo. La Sciarelli richiama l’aeroporto di Roma (gli unici che rispondevano) e chiede di assicurarsi che il giovane sia atterrato: «Gli dò il nome e un identikit per cercarlo e per farlo mettere in contatto con me. Chiedo di avere un riferimento del personale di volo o di qualcuno del controllo passaporti per intercettarlo, ma mi dicono che non possono darmi niente». La Wizz non risponde, «provo cento numeri, chat, mail, non rispondono e non scrivono. Di mio figlio ancora nessuna traccia».

Alle 2.40 finalmente Leonardo, a cui nel frattempo si era scaricato il portatile, telefona dal numero di una persona, Lino Fragliasso: «Era spaventato, mi dice ‘mamma io sono a Roma, ora come faccio a tornare?’. Ma non finisce qui. Richiamo in aeroporto e mi dicono che il personale della compagnia li porterà ai taxi e che in piccoli gruppi con i taxi torneranno a Napoli. Mi consigliano di chiedere ad un maggiorenne di prendersi in carico Leonardo e così quell’uomo gentile, che voglio ringraziare, si mette a disposizione. Nessuno della compagnia ha supportato mio figlio e neanche dell’aeroporto. Anche questo è stato lasciato all’animo gentile delle persone».

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Le notizie che arrivavano parlano di un trasferimento in taxi da Roma a Napoli: »Leonardo mi invia vari messaggi, ‘mamma i taxi non ci sono, forse un bus’. Poi ‘mamma i bus non ci sono, forse ci fermiamo in hotel’. Ore 3.30 del mattino. ‘Mamma neanche hotel, hanno detto che dobbiamo cavarcela da soli’. Mio figlio di 15 anni, che avrebbe dovuto essere accompagnato dalla compagnia aerea che gli ha fatto il biglietto, è rimasto a Roma Fiumicino, costretto a cavarsela da solo». Infine decide con altri di prendere il treno; così alle 4 del mattino raggiunge a bordo di un taxi - a proprie spese - Roma Termini, attende il primo treno delle 6 e alle 7.15 arriva a Napoli, digiuno ed esausto.

«Bastava che ci dicessero per tempo che arrivava a Roma e noi ci saremmo messi in macchina per andarlo a prendere. Bastava che ci informassero per evitare di farmi perdere altri anni di vita per la preoccupazione. Bastava che mettessero dei telefoni a disposizione per avvertire a casa. Bastava che vista la situazione l’aeroporto di Capodichino permettesse al volo di atterrare. Bastava che il personale dell’aeroporto di Capodichino fosse informato. Bastava che dicessero un volta in aereo che il volo andava a Roma, magari permettendo prima del decollo di avvisare i familiari, invece di informarli a metà volo. Bastava che si prendessero cura di un ragazzo al primo volo da solo che era stato portato al volo dai referenti del camp e che doveva semplicemente scendere dal volo per trovarci festanti a Capodichino. Bastavano tante cose che non hanno fatto. Ma perché? Cosa ci vuole?» scrive la donna. Prima di chiedersi: «Qualcuno sa quante violazioni legalmente perseguibili sono state effettuate in questa vicenda?».

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