Torna il contrabbando «bancomat» dei clan

Torna il contrabbando «bancomat» dei clan
di Sergio Governale
Venerdì 19 Giugno 2015, 17:08
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Il contrabbando di sigarette – uno dei principali «ammortizzatori sociali» del Mezzogiorno senza lavoro, e della Campania in particolare, dagli anni Settanta fino all'inizio del nuovo millennio – torna a essere il bancomat della malavita organizzata. Le organizzazioni criminali da questo settore ricavano cioè mezzi freschi con cui finanziare «settori» altrettanto (se non più) redditizi, come droga, traffico d'armi e finanche attività terroristiche. A Napoli come a Milano, diventata la capitale dell'illecito by night, dove le persone sono disposte a pagare più del prezzo del tabaccaio pur di avere il «servizio» all'uscita di ristoranti e discoteche.



La recrudescenza del fenomeno in Italia si ricava dal suo aumento negli ultimi dodici mesi: più 20%, raggiungendo i 4,42 miliardi di sigarette. Il commercio illecito di «bionde» nel 2014 ha rappresentato il 5,6% del mercato (4,7% nel 2013) e le cheap white o le illicit white – ovvero sigarette prodotte legalmente in Paesi extra-Ue contrabbandate in altri territori – sono oltre la metà. Con un danno per l'erario pari a 770 milioni. Senza calcolare le perdite per la filiera del tabacco, che in Campania, Veneto e Umbria conta il numero maggiore di occupati. Ma nel primo trimestre di quest'anno la quota «illecita» è salita al 7,7% del mercato totale. Considerando che quello «legale» vale oltre 18 miliardi – di cui il 75% va all'erario e il 10% ai tabaccai come aggio – si può dire che il contrabbando in Italia ha un valore di quasi 1,4 miliardi. E se la tendenza sarà confermata, c'è il rischio che a fine 2015 possa superare 1,5 miliardi, togliendo alla filiera vendite per circa 300 milioni. Se si allarga il discorso all'Europa, il fenomeno costa in termini di mancato gettito più di 11 miliardi all'anno e rappresenta di fatto il quinto fornitore di sigarette dopo Philip Morris, British American Tobacco (Bat), Japan Tobacco e Imperial Tobacco, il quarto in Italia. I dati sono stati resi noti da Bat a Napoli in una due giorni sul tema, sulla base anche di ricerche di Kpmg, Eps e Swg.



Le cause del «rilancio» del contrabbando? La crisi da un lato e, dall'altro, l'inasprimento della pressione fiscale. «La prova è che il consumo di tabacco è stabile nel tempo, come ha certificato di recente l'Istituto superiore di sanità. Ma l'innalzamento delle accise pari nel complesso a 0,4 euro tra il 2011 e il 2012 ha determinato un balzo del fenomeno superiore al 10% – spiega il vice presidente di Bat Italia Giovanni Carucci –. E l'aumento scattato all'inizio del 2015 di altri 0,2 euro ha causato un incremento del contrabbando del 7,7%. Se la tendenza sarà confermata, la perdita per fisco, tabaccai e filiera supererà a fine anno 1,5 miliardi». Il comandante del Gruppo d'investigazione sulla criminalità organizzata delle Fiamme gialle di Napoli Giuseppe Furciniti conferma il trend. «Dal 2000 al 2006 le entrate sono aumentate del 5,2%. Dal 2007 al 2012 la crescita è scesa all'1,6%, mentre nel 2013 abbiamo registrato un dato negativo», avverte. Mentre il numero uno del Nucleo di polizia tributaria partenopeo Giovanni Salerno rivela che «il contrabbando rappresenta il trampolino di lancio per altri traffici illegali».



La normativa da questo punto di vista non aiuta. L'arresto scatta infatti se una persona detiene un quantitativo di sigarette di contrabbando superiore ai 10 chilogrammi. Al di sotto di questa soglia il reato può essere estinto pagando una multa. A chiedere di abbassare tale soglia è Carucci: «Del prezzo medio di un pacchetto a noi resta alla fine circa un euro, mentre i contrabbandieri si mettono in tasca un ”guadagno esentasse” di 2,5-3 euro, con cui vanno a finanziare altre attività criminali. Se aggiorneremo la normativa esistente e se non aumenteranno più le accise riusciremo a contrastare efficacemente il fenomeno».



Sette italiani su dieci, otto su dieci nelle aree più a rischio secondo Swg, ritengono che sia necessario modificare la legge per contrastare il contrabbando. E invocano un inasprimento delle pene il presidente dell'Osservatorio Enrico Maria Ambrosetti e il procuratore Cesare Sirignano. Parla di «manette» il primo: «L'arresto dovrebbe scattare se c'è la reiterazione, per esempio dopo 2-3 volte dal primo reato». «L'inasprimento è un segnale forte per combattere il fenomeno», osserva il giudice, favorevole al «calo delle accise per rendere meno conveniente il contrabbando, la base per altre attività criminali».



Un'azione di contrasto efficace passa anche attraverso il controllo delle rotte dei tabacchi lavorati esteri (Tle), spiega Maria Rosaria Donesi dell'Agenzia delle dogane di Napoli, che ha competenza anche sui porti di Salerno e Gioia Tauro, dove nel primo trimestre è stato effettuato il 54% dei sequestri nazionali: «La maggior parte dei Tle, quasi il 50%, proviene dagli Emirati Arabi, il 38% circa dalla Grecia. I principali sequestri sono stati effettuati a Gioia Tauro con provenienza Emirati e a Salerno dall'Egitto. Le organizzazioni criminali transnazionali oggi valutano i rischi con i container gemelli. Dove il primo dei due passa più velocemente per minori controlli lì spostano rapidamente i loro traffici».



Traffici che giungono in Italia – Paese di destinazione e di transito verso il Nord Europa dove l'imposizione fiscale è di gran lunga superiore alla nostra e dove quindi i criminali hanno maggiore possibilità di fare affari – anche su gomma. «Soprattutto da Moldavia, Bielorussia, Ucraina, Romania, Ungheria e Repubblica Ceca», rileva Furciniti.
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