Torre Annunziata. Pizzo di Natale imposto anche alle piazze di spaccio: 8 arresti

Torre Annunziata. Pizzo di Natale imposto anche alle piazze di spaccio: 8 arresti
di Dario Sautto
Mercoledì 18 Gennaio 2017, 10:12 - Ultimo agg. 13:54
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Torre Annunziata. Il clan Gionta imponeva il pagamento del pizzo di Natale anche ai narcotrafficanti. I carabinieri del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata, guidati dal tenente colonnello Leonardo Acquaro, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Napoli su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti di 8 indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, tentato omicidio, associazione finalizzata al traffico illecito di stupefacenti, estorsione e detenzione e porto illecito di armi, tutti aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose.

I Carabinieri hanno ricostruito, tra l’altro, la dinamica del tentato omicidio avvenuto a Torre Annunziata il 10 febbraio 2015 nei pressi di un distributore di benzina di Giuseppe Leo, un narcotrafficante che si era ribellato al pagamento del “regalo di Natale per i carcerati”. Documentato il giro delle estorsioni agli imprenditori locali, la gestione delle piazze di spaccio con imposizione del versamento di una quota dei profitti nelle casse del clan, nonché la disponibilità e l’uso spregiudicato di armi nei confronti delle consorterie avverse. Gli indagati erano residenti tra Torre Annunziata, Torre del Greco e Monfalcone.

Uno degli ordini di custodia cautelare è stato eseguito a Monfalcone (Gorizia). In manette è finito Antonio Palumbo, 34 anni, di Torre Annunziata, che a Monfalcone si era stabilito da alcuni mesi e lavorava come operaio per una ditta napoletana che opera in subappalto nei cantieri navali. Nei suoi confronti il Gip ha emesso il provvedimento cautelare per il reato di estorsione, in quanto Palumbo è sospettato di far parte del gruppo che chiedeva tangenti per i carcerati. Risulta anche indagato per il tentato omicidio avvenuto nel 2015, ma il giudice non ha ritenuto sussistano nei suoi confronti gravi indizi per emettere una misura cautelare.
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