Napoli, allarme pedofili e truffatori: i pirati del dark web

Ala caserma Pastrengo opera la sezione “Cyber Investigation”

Cybercrime, carabinieri al lavoro
Cybercrime, carabinieri al lavoro
di Giuseppe Crimaldi
Sabato 20 Aprile 2024, 23:10 - Ultimo agg. 21 Aprile, 17:00
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I ladri che rubano l’identità e quelli che ti svuotano i conti correnti. I pedofili e gli estorsori del sex revenge. E poi i truffatori, gli hacker, i camorristi e i narcotrafficanti. Ha molti volti l’uomo nero che si aggira nei meandri del web: non è solo questione di pirateria informatica, non più. Oggi su internet corrono sia i reati predatori che quelli riconducibili alle mafie, con una criminalità organizzata sempre più transnazionale e votata a un’accurata preparazione tecnologica.

Al primo piano della caserma Pastrengo di Napoli opera la sezione “Cyber Investigation” dell’Arma dei carabinieri. Sono appena sei i militari, ma valgono per cento e lavorano ventiquattr’ore su ventiquattro a caccia di delinquenti che utilizzano la rete per mascherarsi.

A dirigere il gruppo - che fa capo al nucleo investigativo - c’è un ingegnere informatico napoletano che dopo la laurea ha deciso di indossare la divisa dell’Arma, il tenente colonnello Giuseppe Taraschi. Sarà lui a guidarci nei segreti investigativi che oggi consentono di contenere l’offensiva del male. Nella sua stanza compaiono i fascicoli d’inchiesta che hanno affrontato i più recenti casi di cronaca nera, a cominciare dal tragico caso di Tiziana Cantone.

Uno degli obiettivi principali resta la capacità di “bucare” il dark web, cioè quella parte di internet che non viene indicizzata dai motori di ricerca e che necessita, per accedervi, di browser specifici come il “Tor” (The Onion Router), che cripta il traffico internet e lo fa passare attraverso diversi server rendendo la navigazione anonima e la sorgente difficile da rintracciare.

Nel dark web c’è di tutto: traffici di droga e armi, vendita di dati rubati, contenuti pedopornografici illegali. Per dragare questa palude informatica e per infiltrarsi nei forum e nelle communities schermate i militari dell’Arma utilizzano identità fittizie. Un lavoro delicatissimo. La cooperazione internazionale è fondamentale per contrastare la criminalità che si avvantaggia della natura transfrontaliera del dark web.

Specialissime davvero queste indagini che i carabinieri svolgono d’iniziativa o su delega della Procura (che da qualche tempo ha istituito anche una sezione “reati informatici”). E d’avanguardia sono gli strumenti utilizzati che ci mostra il maresciallo Antonio Silvestre, anch’egli ingegnere informatico: a cominciare dal marchingegno che riesce ad acquisire le memorie di massa per garantire che i dati di un cellulare sequestrato restino integri e non possano essere cancellati, anche da remoto: procedura che risulta fondamentale ai fini probatori e che venne adottata per la prima volta dai carabinieri nell’inchiesta sull’uccisione di Chiara Poggi, a Garlasco.

L’analisi dei dati dei cellulari è fondamentale anche nella risoluzione di delitti gravi a partire dall’omicidio, o nella cattura dei latitanti. I carabinieri hanno risolto molti casi legati anche alla violenza di genere o alle baby gang scrutando nelle pieghe delle chat e dei social, a cominciare da TikTok e Instagram.

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Napoli resta una delle capitali in tema di truffe online consumate con la tecnica del “phishing” bancario, che consiste nel raggirare la vittima inducendola a rivelare informazioni sensibili come password o dati bancari. Numerose restano purtroppo anche le denunce per le frodi attuate tramite l’hacking dei profili social, per poi richiedere il riscatto in criptovalute sotto minaccia di diffusione di video a sfondo sessuale creati con foto, video e audio creati grazie a software di intelligenza artificiale.

Sempre più sovraesposti sono i minori, per i quali l’impatto con la rete può trasformarsi anche in qualcosa di devastante. Siti web o forum che promuovono attività illegali, come lo spaccio di droga o il cyberbullismo possono indurli a compiere reati. I pedofili e gli sfruttatori di minori possono utilizzare la Rete per entrare in contatto con i giovani, costruire relazioni di fiducia e manipolarli al fine di abusarne sessualmente o sfruttarli a scopo di lucro. Infine le sfide online, diffuse sui social network, possono spingere i giovani a compiere azioni pericolose o dannose per se stessi o per gli altri, come atti di autolesionismo o tentativi di suicidio.

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