Turista napoletano ucciso negli Usa, nella città di Clinton è caccia al messicano

Turista napoletano ucciso negli Usa, nella città di Clinton è caccia al messicano
di Donatella Mulvoni
Giovedì 3 Agosto 2017, 22:48
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NEW YORK  È una delle principali città degli Stati Uniti, capitale dell’Arkansas, ma raramente il suo nome si trova nelle prime pagine dei giornali. Fino a oggi, Little Rock è stata considerata infatti un luogo tranquillo dove abitare e un centro culturale in fermento, famosa per essere la città dei Clinton, in quanto Bill fu governatore dello Stato. La sua fama di tranquilla cittadina del Sud oggi però collide con una nuova pesante realtà: nel 2017 sono aumentati sensibilmente gli omicidi e le aggressioni. Ad agosto praticamente è già stato raggiunto il numero totale registrato nel 2016. Ne mancano cinque, ma visto le morti dello scorso fine settimana, appunto cinque, compresa quella del turista italiano Carlo Marigliano, si teme di contare il doppio delle vittime rispetto all’anno scorso.

Da gennaio sono 37 le morti, oltre duemila le aggressioni. Cifre importanti se si pensa che in città vivono circa 190 mila persone. Ad essere presi di mira sono soprattutto gli ispanici: bersaglio degli aggressori, denuncia il consolato messicano.

Dietro questa triste realtà però non ci sarebbe solo una motivazione razzista o legata all’odio degli immigrati, ma la loro fragilità dovuta allo status di illegali.

«Sono bancomat ambulanti», racconta il vice console Jose Aguilar. Secondo il diplomatico, «walking ATM» sarebbe appunto il nickname usato dai criminali per riferirsi agli ispanici da colpire, facili prede per chi vuole contanti veloci. Tra di loro c’è una grande percentuale di persone che vive negli Stati Uniti senza i documenti. Per paura di essere rintracciati quindi evitano di avere conti in banca o carte di credito e spesso dividono i guadagni tra il portafoglio e le mura di casa. «Non puoi mai sapere se qualcuno sta studiando i tuoi movimenti – continua Aguilar riferendosi ai connazionali- Se sei uno che fa le cose con una certa prevedibilità e routine allora c’è il rischio che un giorno o l’altro tu possa venire derubato».
 

 

Vista la scia di sangue degli ultimi mesi, il consolato, ma anche le autorità cittadine hanno lanciato l’allarme. Il governatore dell’Arkansas, Asa Hutchinson, per combattere la violenza nella città ha deciso di dar vita a una task force dedicata solo a questo. Lo sforzo più importante però nell’immediato è quello di aumentare il numero di agenti capaci di comunicare in spagnolo, nel tentativo di incentivare la collaborazione delle vittime. Queste infatti non sono inclini a dare informazioni alle forze dell’ordine e il risultato è che raramente i criminali vengono arrestati.

«Vi tratteremo come vittime», ha detto, secondo quanto riportano i quotidiani locali, il portavoce del dipartimento di polizia di Little Rock, Steve McClanahan, cercando di rassicurare la comunità di immigrati illegali. «A noi non interessa il vostro stato legale», ha spiegato, facendo notare che gli agenti locali non sono legati al dipartimento di Sicurezza Nazionale, che si occupa anche dell’immigrazione.

Ma è difficile convincere gli ispanici a considerare amici i poliziotti, soprattutto da quando Donald Trump è arrivato alla Casa Bianca, lanciando una caccia alle streghe nei loro confronti, minacciando la costruzione di un muro al confine e soprattutto la deportazione di tutti gli illegali nel suolo americano.
 

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