Napoli orfana di Marotta,
la libertà del sapere

Napoli orfana di Marotta, la libertà del sapere
di Aldo Masullo
Venerdì 27 Gennaio 2017, 08:23 - Ultimo agg. 15:56
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Come comprendere il significato della presenza di Gerardo Marotta nel nostro «confusissimo» tempo? Non ci si può fermare, come per lo più avviene, alla sua straordinaria opera di promozione del sapere e al suo essere riuscito a fare di Napoli per alcuni decenni un centro internazionale d'incontri di altissimo livello scientifico. È vero che egli è stato universalmente acclamato «filosofo» per aver fondato l'Istituto italiano per gli studi filosofici e avervi chiamato a discutere i più illustri filosofi del nostro tempo. Ma troppo spesso resta in ombra il fatto ch'egli è stato filosofo in prima persona: certamente, come avrebbe precisato Leopardi, non «filosofo solitario» ma «filosofo di società», impegnato cioè nel comprendere il mondo degli uomini nella sua storicità, nel criticarne le debolezze e nel delinearne le prospettive. Dietro il gran teatro di primedonne della scienza aperto sulla collina di Monte di Dio, e più tardi dietro il Carro di Tespi culturale delle Scuole estive sparse per molti anni in centinaia di città minori dell'Italia meridionale e poi di tutta l'Italia, dietro l'affannosa raccolta di migliaia di libri e di riviste d'informazione del sapere, dietro la vittoriosa ricerca della gloria nelle università di mezza Europa, dietro infine la martellante contestazione delle pubbliche istituzioni per le avarizie e i ritardi a danno dello sviluppo e infine della sopravvivenza stessa dell'Istituto, c'era non un fanatismo personale, ma una lucida visione politica.
 


Se nelle sue ultime ore, conversando col figlio, Gerardo parlava di Giordano Bruno e della interiore libertà dell'uomo, non è un casuale vagabondaggio della luce mentale, un suo ultimo guizzo prima di spegnersi, ma un ragionato richiamo pubblico, un'ultima lucida azione politica.

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