Port'Alba, intervista a Nunzio Pironti: «Ripartiamo, le vendite sono in crescita»

«Non ci sono solo turisti della pizza: a Napoli arrivano anche visitatori di qualità, italiani e stranieri»

Nunzio Pironti, nipote di Tullio e figlio di Ugo
Nunzio Pironti, nipote di Tullio e figlio di Ugo
di Gennaro Di Biase
Sabato 25 Novembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 26 Novembre, 10:20
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Nunzio Pironti, nipote di Tullio e figlio di Ugo, è una delle figure in cui il passato e il presente di Port'Alba continuano a incontrarsi. La sua famiglia ha animato per circa un secolo la via dei libri. E continua a farlo. Nunzio, la cui libreria aprì nel 1967, ha il tono calmo e l'intelligenza di chi ci crede ancora, come e più di prima. «Serve rigenerare Port'Alba - dice - perché questa via è il biglietto da visita della cultura napoletana». Per una strana ma significativa ironia del destino, il suo negozio, è il più vicino all'arco dissestato. La storia che resiste. Come i Pironti a Port'Alba.

Si parla molto della crisi del mercato del libro. Come vanno le vendite a Port'Alba?
«In effetti, il flusso turistico ha portato un aumento di vendite.

Non ci sono solo turisti della pizza: a Napoli arrivano anche visitatori di qualità, italiani e stranieri. C'è una nuova consapevolezza di Napoli. Spero che a lungo andare le cose possano migliorare, con una diminuzione di friggitorie, magari. Bisogna fare qualcosa di più per attirare un turismo di alto livello culturale, e la rigenerazione di Port'Alba è essenziale per questo. Port'Alba è il biglietto da visita culturale di tutta la città. Tantissimi visitatori arrivano in piazza Dante dalla stazione Garibaldi, e per loro Port'Alba è il loro primo impatto con la città».

Eppure, bar, paninoteche e ristoranti proliferano in centro storico.
«A parte San Gregorio Armeno, i Decumani interni sono invasi da locali di food. Da via Benedetto Croce a San Biagio dei librai, è un fast-food a cielo aperto. Ma siamo ancora in tempo per salvare Port'Alba. Speriamo che la promessa del sindaco di restaurare l'arco entro novembre '24 e di migliorare l'arredo urbano venga rispettata».

Arrivano tanti turisti, diceva. È possibile, dunque, pensare a una libreria straniera a Port'Alba?
«Ci sto pensando, la richiesta in questo senso è aumentata vertiginosamente. Un tempo, i libri non scritti in italiano erano difficili da vendere. Per ora li ho nei depositi, ma a partire dall'anno prossimo dedicherò un'area ai volumi in lingua straniera».

In tanti prospettano locali ibridi per il futuro di Port'Alba. Lei sarebbe disposto ad aggiungere una somministrazione di drink alla libreria?
«No. Ma con ciò non voglio criticare chi lo fa. Aggiungere la somministrazione comporterebbe difficoltà, per me, a gestire entrambe le attività. È più facile vendere una birra che un libro, si sa. Ma sono nato libraio, la mia famiglia fa questo da sempre. Si farebbero più soldi, ma non voglio snaturare l'attività».

Però, i locali in piazza Dante della libreria di suo zio, il compianto Tullio Pironti, sono ancora deserti. Lei che ne pensa? Quale deve essere il destino di quel negozio storico?
«Nel momento in cui non ci sarà solo un bar, lì, ben venga anche una soluzione ibrida. Vederli così abbandonati mi fa male. Spero vivamente che apra presto. Circola la voce che sia stata assegnata a un pubblico esercente della zona, ma aspettiamo l'ufficialità. Anche i locali di Wanda Pironti, proprio sotto l'arco, sono abbandonati da oltre 10 anni. Ed è bello che presto, in primavera, riaprirà la Saletta Rossa».

Il suo è tra i negozi più vicini all'arco. Che ne pensa della querelle legale sul ripristino della volta?
«Nessuno si vuole prendere responsabilità: l'arco poggia su più palazzi. Questa incertezza ha bloccato tutto per 10 anni. L'unica soluzione sono i lavori in danno del Comune».

La Notte bianca ha avuto un successo enorme. La rifarete?
«La rifaremo, ci stiamo lavorando. C'erano tanti amanti del libro e le vendite sono andate bene. L'evento è riuscito anche a riportare a Port'Alba tanti napoletani che credevano che qui non ci fossero più librerie. Quell'atmosfera di un tempo invece c'è ancora. La voglia di cultura, però, non ha abbandonato Napoli. La serata di venerdì scorso, organizzata anche grazie alla campagna di stampa de Il Mattino, lo ha dimostrato». 

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