Il cardinale Sepe: «Il Papa sta imparando il napoletano. Vuole imparare a dire 'a Maronna t'accumpagna»

Il cardinale Sepe: «Il Papa sta imparando il napoletano. Vuole imparare a dire 'a Maronna t'accumpagna»
di Paolo Barbuto
Domenica 1 Marzo 2015, 16:38 - Ultimo agg. 20:18
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Il Cardinale Crescenzio Sepe si è trattenuto a Roma, ieri mattina, al rientro da Ariccia dove la Curia Romana guidata da Papa Francesco ha seguito gli esercizi spirituali predicati dal Teologo Carmelitano Bruno Secondin. L’arcivescovo di Napoli è stato ricevuto dal Santo Padre a Santa Marta e, assieme, hanno messo a punto gli ultimi dettagli della visita che il 21 marzo il Papa farà alla città di Napoli.



Eminenza, qual è stato il tema principale dell’incontro?

«Abbiamo parlato di tutto, di ogni singolo dettaglio, ma ciò che mi ha maggiormente colpito è stato l’entusiasmo di Papa Francesco in attesa della visita. Il Santo Padre mi ha parlato della sua gran voglia di conoscere, finalmente, questa città della quale ha lungamente sentito parlare, soprattutto dal sottoscritto (sorride ndr) e che tanto lo affascina».



Il programma della visita è stato modificato?

«Tutto è confermato. Ma il Papa ha chiesto di aggiungere alcuni dettagli perché vuole essere ancora più vicino alla gente della città».



Sono dettagli dei quali può parlare?

«Il Santo Padre ha chiesto di sentire la voce dei napoletani, delle persone che accorreranno per stargli vicino. Così ha deciso di voler ricevere domande direttamente dai fedeli. Le accoglierà in ognuna delle tappe della sua visita e risponderà personalmente ad ognuna delle persone. Adesso cercheremo di trovare la formula migliore per far dialogare i fedeli con il Papa. L’unica certezza è che il dialogo ci sarà».



Questa è l’unica differenza rispetto al programma originale?

«Beh, veramente c’è un piccolo particolare che sembra un dettaglio, ma secondo me è importante per comprendere la voglia di vicinanza del Papa alla città di Napoli».



Può raccontarci anche questo retroscena?

«Papa Francesco mi ha chiesto la pronuncia corretta della frase ’a Maronna t’accumpagna, quella che io uso spesso quando mi rivolgo ai fedeli. Credo che voglia usarla anche lui per accomiatarsi da Napoli. È un segnale importante: il Santo Padre vuol parlare a Napoli con le parole di Napoli. È emozionante».



Lei gli ha parlato dell’attesa della città?

«Gli ho raccontato ciò che vedo, ciò che sento. Gli ho parlato di una città che ribolle d’emozione e di entusiasmo e che sta facendo una profonda preparazione spirituale in attesa della visita. Questo lo ha commosso. Ho anche consegnato a Papa Francesco una lettera che sedici personaggi illustri della città gli hanno scritto».



Quale sarà il messaggio di Papa Francesco alla città di Napoli?

«Sottolineerà luci ed ombre di questa terra. Partirà dalle luci, a cominciare dall’impegno di sacerdoti, suore, laici che imprimono una grande forza all’intero territorio. Ho anche ricordato al Papa che negli ultimi due anni in questa terra ci sono state tre canonizzazioni e una beatificazione, quindi Napoli ha tre nuovi Santi. Poi ci sarà riferimento alle eccellenze nel campo civile, in quello della medicina, nella letteratura».



Dopo le luci farà un riferimento anche alle ombre di questa città. Ne avete parlato?

«I mali sono tanti, a partire dalla disoccupazione per arrivare fino alle organizzazioni malavitose, alla camorra. Io credo che il Santo Padre intenda rivolgere un messaggio di speranza ai giovani. Noi ci troviamo al centro di una crisi amplificata: ai problemi che oggi vivono tutti, qui si aggiungono quelli di una crisi precedente che qui dura da troppi anni».



E, secondo lei, quale messaggio si aspetta la città dal Papa?

«Napoli s’attende un messaggio forte: quando Papa Giovanni Paolo II venne in visita nella città parlò di ”riorganizzare la speranza”. Ecco, adesso dico che bisogna fare ”largo alla speranza”. È un impegno che va condiviso perché in mezzo alla grandi difficoltà c’è un pericolo immenso da evitare ed è quello di cedere al pessimismo, di arrendersi di fronte alle difficoltà. La speranza, invece, può aiutarci a reagire, a resistere all’impulso di fuggire. Però per reagire c’è bisogno di tutti, è necessario unire le forze di ogni componente, Chiesa, scuola, famiglia, istituzioni».



Avete anche ripercorso le tappe della visita? È tutto confermato?

«Certo, la visita del Santo Padre inizierà come previsto da Scampia, dalla famosa Scampia. Lì Papa Francesco scoprirà Napoli e avrà un incontro con i diversi settori della città proprio nella piazza intitolata a Giovanni Paolo II. In quel luogo troverà rappresentanti della cultura, della legalità, delle professioni. Ma non solo, ci sarà anche l’incontro con persone che si identificano con il mondo del lavoro, con i migranti, i clochard, i rom. È fin da questo momento che il Papa ha voglia di ascoltare le domande che Napoli desidera porgli, fin da subito vuole un contatto diretto con le persone».



Poi ci sarà la messa in Piazza del Plebiscito.

«Probabilmente sarà il momento più significativo della visita, quello della concelebrazione con tutti gli ottocento sacerdoti della diocesi e con i vescovi dell’intera regione. Ma il percorso da Scampia a Piazza del Plebiscito avverrà in automobile perché Papa Francesco vuole sentirsi vicino alla gente, vuole stare in mezzo ai napoletani. Subito dopo la celebrazione ci sarà il pranzo a Poggioreale, assieme ai detenuti. E poi verrà il momento dell’incontro con i malati al Gesù Nuovo, quello sarà un evento raccolto, meditato, certamente doloroso».



Infine la «festa» sul lungomare.

«Sì, me l’aspetto proprio così, come una festa, quella di Rotonda Diaz per l’incontro con giovani e anziani. Sarà un concentrato di gioia, quella con la quale Napoli saluterà il Papa e lo inviterà a tornare presto».