Comune di Napoli, il Pd si sfila: la delega ai rifiuti «scotta» troppo

Dopo le dimissioni dell'assessore Mancuso e l'interim a Santagada

Il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi
Il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi
di Luigi Roano
Lunedì 26 Giugno 2023, 11:00
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Scotta la delega ai rifiuti così il Pd che l'ha voluta a inizio consiliatura ora cerca di sfilarsi ed è a caccia di un altro segmento politico-amministrativo. Ma il sindaco Gaetano Manfredi non è disponibile «a sconvolgere» la sua squadra di governo. E nemmeno a far scoppiare una guerra interna al Pd che in giunta è già rappresentato in due caselle chiave con Teresa Armato (Commercio e turismo) e Pier Paolo Baretta (Bilancio) che ritiene a oggi inamovibili. Il braccio di ferro interno al partito e soprattutto con il sindaco non è solo un fantasma ma qualcosa di più. Il Pd - questo trapela - non vuole la delega ai rifiuti mollata da Paolo Mancuso assessore ed ex pm dimessosi a gennaio dalla giunta. Mai sostituito perché l'interim è andato a Vincenzo Santagada già assessore al Verde. Sono passati sei mesi e da allora il sindaco ha una giunta con un assessore in meno. Una mancata sostituzione dovuta a una serie di eventi - tra cui la stagione congressuale del Pd - dalla quale è uscito radicalmente cambiato sia a livello nazionale con la Schlein che a livello metropolitano dove al posto di Marco Sarracino, ora parlamentare, c'è Giuseppe Annunziata. Tuttavia le dinamiche interne dei dem non è che siano cambiate granché: il nome unitario non c'è, anche per questo Manfredi non ha forzato la mano, ma dopo il bilancio visti i cambiamenti nella maggioranza che regge Manfredi, vale a dire l'allargamento del gruppo della Sinistra e quello dei renziani che spingono per avere visibilità in giunta, bisogna assegnare quella poltrona che spetta al Pd senza indugi. Altrimenti per l'ex rettore i fronti aperti sarebbero almeno tre. 

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Il Pd è volubile: con Mancuso in sella, sembrava che i rifiuti dalle strade cittadine fossero spariti ma non è mai stato così, anzi.

Oggi, invece, nel mirino di molti componenti del pianeta dem incluso il gruppo consiliare ci è finito Santagada oggetto di attacchi continui. I problemi c'erano con Mancuso e ci sono con Santagada e va riconosciuto all'attuale titolare della delega di stare almeno in strada la sera con gli operatori. Come a Mancuso quello di avere organizzato - grazie al sindaco - il concorso per Asìa. La bizzarria di questa situazione è che l'ex pm e assessore non ha mai lasciato Palazzo San Giacomo perché il sindaco lo ha nominato, siamo al primo febbraio «quale proprio consigliere, a titolo onorifico, in materia di transizione ecologica». Insomma, Mancuso c'è ancora ed è del Pd e il suo fantasma aleggia per forza di cose su tutto il pianeta rifiuti e su quello politico vista l'autorevolezza del personaggio e il suo recentissimo passato da presidente provinciale del Pd. Non può il Pd scaricare solo sul sindaco la consulenza a titolo onorifico attribuita a Mancuso. La mossa di Manfredi arriva dopo che in molti si sono stracciati le vesti e strappati i capelli per le sue dimissioni. Per gli osservatori più malignetti i dem non vorrebbero formalmente la delega ai rifiuti «perché tanto c'è sempre Mancuso...». Insomma, il solito gioco di scatole cinesi dove ce ne è sempre una da riempire, solo che non finiscono mai, un vizio che il Pd non ha perso nemmeno nell'era Schlein. Uno scenario che preoccupa Palazzo San Giacomo, queste scaramucce e guerre interne che riguardano il Pd e che si riverberano poi un po' su tutti i partiti della maggioranza, alimentano quel venticello ostile verso Manfredi e la sua squadra allargata, vale a dire non solo la giunta. Napoli è una città che guarda al futuro con fiducia per i tanti cantieri Pnrr, l'assalto dei turisti, i treni nuovi della metro che iniziano ad avere un peso importante sulla mobilità, ma che soffre la quotidianità, dai rifiuti dove Asìa va riorganizzata per render al meglio ad altri ambiti. Del resto il braccio operativo del Comune sono le aziende partecipate ed a quasi due anni dal varo è l'unico asset del Patto per Napoli a non avere il cartellino timbrato da parte dell Governo. Semplicemente perché il piano di riorganizzazione non c'è. Significa assegnare poltrone e prendere decisioni che non arrivano perché non c'è accordo nella maggioranza e nemmeno tra ruoli apicali dell'amministrazione. Insomma se non è una paralisi quella che in atto in Comune è qualcosa che gli somiglia molto. 

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