Condannato Fucito, presidente del Consiglio comunale di Napoli: «Assurdo, fui nominato un mese dopo»

Condannato Fucito, presidente del Consiglio comunale di Napoli: «Assurdo, fui nominato un mese dopo»
di Attilio Iannuzzo
Sabato 5 Ottobre 2019, 11:56 - Ultimo agg. 11:59
2 Minuti di Lettura
Inerzia è l’accusa della Corte dei Conti al Presidente del Consiglio Comunale Sandro Fucito per vicende legate al patrimonio del Comune di Napoli de 2013. Accuse rivolte a Fucito quando però non era ancora stato nominato Assessore al Patrimonio del Comune di Napoli. «Una sentenza della Corte dei Conti – dice Fucito - afferma che avresti dovuto fare qualcosa un mese prima di essere nominato, significa che siamo andati molto oltre». Ora una condanna in appello per tre dei beni appartenenti al Comune di Napoli, ovvero una ex scuola abbandonata e degradata a Scampia adibita a centro sportivo, un piano di una ex scuola per attività con i minori in una ex scuola al Rione Traiano, un locale scarsamente utilizzato a Piazza Mercato.

«Stiamo parlando di beni - incalza Fucito - assegnati anni prima di me. Nel procedimento inserito anche il Damm, ovvero una significativa realtà sociale ed associativa al Parco dei Ventaglieri. La mia condanna è di 21mila euro». Sandro Fucito racconta: «Il giorno 22 maggio 2013 sono stato nominato assessore del Comune di Napoli, con nove deleghe tra cui il Patrimonio, carica che ho ricoperto sino al giugno 2016. Il primo luglio 2013 portai in aula il primo caso di ripubblicizzazione della gestione dei patrimoni pubblici in Italia, che ha comportato risparmi annuali di milioni di Euro. In quelle settimane di fuoco un solerte dirigente che si rifiutò di affidare a Poste Italiane l’invio delle bollette dei fitti causando quattro mesi di ritardo per 30mila utenti, mi segnalò l’esistenza di una delibera che la giunta, ad aprile, non aveva voluto adottare, che consideravo e considero sbagliata, con la quale si annullavano le delibere di anni prima relative a 33 affidamenti di immobili a decine di soggetti tra i quali l’Istituto Campano per la storia della Resistenza, la Fondazione Valenzi, solo per citarne alcuni, oltre ad associazioni di territorio ed esperienze sociali significative».

Fucito ribadisce che «si trattava di un elenco di beni parziale e casuale che riguardava comunque affidamenti decisi dalle precedenti amministrazioni». E conclude: «Sono del parere che bisogna rispettare la Magistratura, anche quella contabile e le sue sentenze, ma tutto ciò è una follia».
© RIPRODUZIONE RISERVATA