Elefante fa cadere la turista dalla sua groppa, la afferra con la proboscide, la lancia a terra e la schiaccia: «Ho sentito le ossa rompersi»

Gli attacchi di elefanti in Thailandia sono rari: circa 22 all'anno, nonostante ci siano circa 3.800 esemplari in cattività, spesso sono sotto forti stress

Aggredita dall'elefante in vacanza: vola via dalla groppa, afferrata dalla proboscide, lanciata e schiacciata, «Ho sentito tutte le mie ossa rompersi»
Aggredita dall'elefante in vacanza: vola via dalla groppa, afferrata dalla proboscide, lanciata e schiacciata, «Ho sentito tutte le mie ossa rompersi»
Martedì 17 Ottobre 2023, 15:05 - Ultimo agg. 21 Ottobre, 08:31
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La ragazza di 24 anni era partita per un viaggio di 15 mesi all'avventura in Thailandia con l'idea, più avanti, di passare anche per l'Australia e la Nuova Zelanda, insieme a due amiche. Uno dei momenti più emozionanti e che aspettava con più ansia era quello del viaggio con l'elefante, quasi una tradizione in queste zone, e l'escursione aveva moltissimi giudizi positivi da parte di altri viaggiatori prima di lei. 

Quando è salita sulla groppa dell'elefante insieme all'amica, tuttavia, i dubbi e il timore hanno iniziato a farsi strada nella sua mente: innanzitutto, era molto più grande di quello che le era sembrato guardando i documentari, e poi da quell'altezza non riusciva a vedere il terreno né alla sua destra né alla sua sinistra.

Infine, lo strano suono gutturale uscito dalla bocca dell'animale: «Non sapevo nemmeno che gli elefanti potessero ringhiare».

Gemma Jones racconta a The Guardian il suo terrificante incontro con un elefante arrabbiato e la storia incredibile di come ne è uscita viva. 

Gemma Jones era in compagnie delle due amiche in Thailandia, nei pressi della città di Chiang Mai, quando ha visto cinque elefanti avvicinarsi per trasportare un gruppo di nove persone. A guidare gli animali c'erano alcuni mahout, ovvero le guide e più specificamente i conduttori di elefanti. Non c'era nessuna scaletta per poter salire in groppa, e neppure una sella con qualche legaccio per poterle dare l'idea di essere al sicuro. Così, insieme all'amica, Gemma ha messo i piedi su un'asse di legno e si è fatta forza con l'aiuto di una corda per salire sull'elefante: «Mi ricordo, mentre mi arrampicavo, di aver pensato: Oh no, non so se sia il caso di fare questa cosa».

Poi, gli elefanti hanno iniziato a camminare sul terreno irregolare, rendendo difficile rimanere in groppa a causa del movimento. Dopo circa 10 minuti l'elefante su cui si trovava Gemma con la sua amica si è fermato improvvisamente, tanto da far temere alle due ragazze di essere lanciate di sotto, e si è girato verso il mahout: «Ho visto il conduttore sbiancare dalla paura e ho pensato solo: no, non mi piace». L'uomo ha cominciato a correre e l'elefante su cui erano sedute le due ragazze si è lanciato all'inseguimento finché non è inciampato facendole volare entrambe al suolo, ognuna su uno dei due lati dell'animale. 

L'atterraggio non è stato affatto soffice ed entrambe sono rimaste a terra con graffi e i vestiti strappati. Gemma ricorda di aver pensato «Sono salva, è andato», ma l'impatto col terreno le aveva rotto gli occhiali e non si era accorta che l'elefante era proprio lì, sopra le loro teste. Da questo momento, i ricordi della ragazza si fanno confusi: «Ho imparato che in queste situazioni il cervello fa tutto da solo ed è come essere sedata. Ci si dissocia, come parte del trauma, perché non potresti gestire ciò che sta succedendo».

L'amica ha avuto la presenza di correre via. Più avanti dirà di sentirsi in colpa per averlo fatto, ma non avrebbe di certo potuto aiutarla, come ha fatto presente anche Gemma: «Non c'era alcuna possibilità di combattere, si poteva solo scappare. Era enorme, ed era ovunque. Mi ha afferrato con la proboscide, avvolgendola intorno a me, e mi ha lanciata, più di una volta», ha dichiarato. Poi, si è abbassato, appoggiando il suo peso su Gemma e facendola rotolare a destra e sinistra: «Le mie ossa si sono rotte, tutte insieme: le clavicole, le costole, il bacino. Non l'ho sentito, fisicamente, ma ho sentito il rumore. Ho pensato: ca**o, quella era la mia spina dorsale?».

Secondo lei, l'ha salvata la fortuna e il terreno soffice. «Il ricordo successivo è la luce... il sole, sul mio volto: l'elefante si era spostato», dice Gemma. Il mahout è tornato e ha preso tra le braccia Gemma, che ha dovuto sopportare più di un'ora di macchina tra le strade di montagna per arrivare all'ospedale di Chiang Mai

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Gemma Jones è rimasta in ospedale per 10 giorni, e ha dovuto sottoporsi alla fisioterapia. Durante la sua permanenza, si è diffusa la notizia del suo incidente e l'intera comunità locale, sotto choc, le ha inviato fiori e regali per augurarle una pronta guarigione. 

Gli attacchi di elefanti in Thailandia sono rari: circa 22 all'anno, nonostante ci siano circa 3800 esemplari in cattività, spesso sotto forti stress (i mahouts sono spesso muniti di machete durante le escursioni). Gemma ha dichiarato: «C'è una possibilità su un milione di essere attaccata da un elefante, ma se succede, c'è una possibilità su un milione di sopravvivere, quindi mi sento molto fortunata».

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