In Ucraina è stata lanciata una petizione online per legalizzare il porno e l’erotismo. Le firme raccolte porterebbero a diversi vantaggi che aiuterebbero soprattutto le casse statali.
«Fate l’amore, non fate la guerra» recitava un famoso slogan degli anni ’60 contro i conflitti armati. Nello scontro che vede contrapposti l’Ucraina e la Russia, il messaggio di pace inneggiato dagli hippie ritrova la sua centralità – in tutti i sensi.
Grazie al cittadino Taras Simorsky, il 4 luglio è stata creata una petizione – consultabile sul sito della «Rappresentanza ufficiale del Presidente dell’Ucraina» - che ha raccolto più di 14 mila firme in poche ore e che punta al traguardo di 25 mila in meno di tre mesi.
Sarà il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ad esaminare l’appello dei 25 mila o più firmatari.
L’obiettivo è chiaro: legalizzare l’erotismo e il porno sul territorio ucraino.
La legislazione è così garante del divieto di produzione di materiale pornografico per la distribuzione e la vendita.Tuttavia, non vi è alcuna responsabilità penale per la visualizzazione di materiali «proibiti» su Internet.
La legge fu adottata nonostante i dubbi - espressi dalla comunità di esperti in diritti civili nazionali e no - sulla «violazione della libertà di parola e pensiero». I cittadini ucraini parlano di «una legge da Medioevo che confonde la nazione e che sciocca il resto del mondo». Individuare il confine tra la pornografia e l’erotismo di matrice artistica non è di certo facile. «La legge lascia spazio a diverse interpretazioni e favorisce la corruzione degli attori giuridici: ragazze protagoniste di contenuti pornografici sono state condannate per erotismo e non per pornografia, con una pena minore, un’assurdità» - analizza Simorsky.
Sui social gli utenti ucraini chiedono un repentino cambio di rotta e che si tutelino i diritti civili. In molti – tra cui lo stesso promotore Syromskyi – sono convinti che gli introiti provenienti dal settore pornografico potranno anche «risollevare le casse statali che sono state prosciugate per fra fronte all’invasione di Vladimir Putin».