Mattarella, il messaggio dopo (troppe) polemiche: non vuole farsi tirare per la giacchetta

C'è chi ha pensato, cosa più probabile, che quello di Mattarella fosse anche un messaggio rivolto ai cronisti

Mattarella, il messaggio dopo (troppe) polemiche: non vuole farsi tirare per la giacchetta
Mattarella, il messaggio dopo (troppe) polemiche: non vuole farsi tirare per la giacchetta
di Ernesto Menicucci
Mercoledì 6 Marzo 2024, 00:38 - Ultimo agg. 16:00
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Finito di parlare, e usciti i primi lanci di agenzia, è partita la ridda di supposizioni e di domande: ma con chi ce l’aveva il Presidente della Repubblica? C’è chi ha pensato immediatamente ai provvedimenti più recenti, a cominciare da quelli di ieri, come il sì alla commissione Covid fortemente voluta dal centrodestra e che – per quanto detto in passato sulla pandemia, sul ruolo dei vaccini e della ricerca, sulla necessità di usare tutte le precauzioni per evitare il diffondersi dei contagi – molto probabilmente non incontra i favori del Colle. 
Chi ha pensato, cosa più probabile, che quello di Mattarella fosse anche un messaggio rivolto ai cronisti, categoria che aveva di fronte (al Colle erano saliti i vertici della Casagit, la cassa di previdenza dei giornalisti appunto) e che a più riprese ha sollecitato un intervento contro la cosiddetta “legge Bavaglio” sulle nuove regole per intercettazioni e pubblicazione di atti giudiziari. Un messaggio teso a dire: non possono decidere se “promulgare” (non firmare) una legge in base a simpatie o antipatie, ad unità o difformità di vedute con l’esecutivo. Non è il ruolo del Presidente della Repubblica. Quindi, qualunque cosa accadrà in futuro, non significherà per forza che, se il Capo dello Stato dice sì ad un certo provvedimento è perché lo condivide, così come non vorrà dire che, se dice no o fa obiezioni, lo fa perché è contrario.

Mattarella: Presidente non firma le leggi, firma la promulgazione

LE MOSSE

L’ambito nel quale si muove Mattarella, si fa notare, è sempre quello delle sue prerogative costituzionali, le uniche che deve seguire. Come è successo anche nel recente passato, in questo anno e mezzo scarso di governo del centrodestra. Quando ha mandato le sue obiezioni alle Camere su un determinato testo, vedi le norme su balneari o sugli ambulanti, lo ha fatto sulla base della difformità di dette norme rispetto agli ordinamenti europei ed internazionali, della cui attuazione in Italia il Presidente è garante.
Il messaggio di ieri, quindi, è il classico “avviso ai naviganti”.

Tutti, da una parte e dall’altra. Politici e non politici. Il concetto è chiaro: il Colle non si muove in base alle proprie sensibilità politiche su questo o quel dossier. E nel caso specifico, non c’erano riferimenti diretti ad esempio alla riforma del premierato, sempre evocata nei rapporti tra il Colle e palazzo Chigi che comunque – per il momento – è ancora in commissione al Senato e quindi ancora “lontana” dall’essere attenzionata, dal punto di vista formale, dal Quirinale. Più che altro, Mattarella ha espresso il suo desiderio di non essere “tirato per la giacchetta” come si dice in gergo. Da una parte o dall’altra. Pro o contro. Come attore a cui appoggiarsi, per determinare una certa azione o per ripararsi lì sotto, come un ombrello.

È lì, in quel «non sono un sovrano», il senso del messaggio. Lo Statuto albertino è andato in soffitta con l’avvento della Repubblica, il Presidente non esercita un ruolo “politico”, non scende nell’agone che è proprio dei partiti. Promulga, e non firma, le leggi. Una sfumatura, ma fondamentale. Necessaria perché, in generale, nell’ultima settimana da parte del Colle è stata percepita una sovraesposizione, mediatica e politica, iniziata con i manganelli di Pisa e le parole in difesa degli studenti e proseguita tra articoli, commenti, retroscena, interventi di Meloni, la nuova telefonata di Mattarella a Piantedosi e Pisani stavolta per esprimergli solidarietà dopo l’aggressione alla volante di Torino, la precisazioni del premier che – persino in viaggio istituzionale a Washington e Toronto – ha dovuto spiegare di «non avercela con il Quirinale ma con la sinistra» quando diceva che «è pericolo togliere il sostegno delle istituzioni alla polizia». Dinamiche inevitabili, per certi versi. Vista anche la “cifra” stilistica che sta prendendo il Mattarella-bis, più “interventista” a livello di dichiarazioni pubbliche del primo. Ma anche da arginare, per il bene della terzietà del Colle.

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