No della Camera all'arresto di Milanese
Berlusconi irritato: «Solo sette voti?»

Berlsuconi accarezza Bossi alla Camera (foto Giuseppe Lami - Ansa)
Berlsuconi accarezza Bossi alla Camera (foto Giuseppe Lami - Ansa)
Giovedì 22 Settembre 2011, 09:35 - Ultimo agg. 22 Ottobre, 00:07
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ROMA - La Camera respinge la richiesta di arresto per Marco Milanese, deputato Pdl ed ex braccio destro del ministro Giulio Tremonti, e salva il governo. I voti contro le manette sono stati 312, quelli favorevoli 306 (il tabellone di Montecitorio segnava 305, ma il vicesegretario del Pd Enrico Letta ha poi detto di aver votato anche se non è stato registrato). Hanno votato per l'arresto Pd, Idv, Udc e Api. Contro Pdl e Lega. Presente a Montecitorio anche il premier Silvio Berlusconi. Assente invece Giulio Tremonti, è polemica nel Pdl.



Bersani parla di giornata amara, sostenendo che mai più bisogna affidare il paese a una persona sola e dando appuntamento a una manifestazione il 5 novembre a Roma “in nome del popolo italiano”. Di Pietro ricorda il '93, con il no all'autorizzazione contro Craxi e il lancio di monetine contro l'esponente socialista. L'Udc, fino ad oggi in campo per un governo di responsabilità nazionale, ormai non vede alternative alle elezioni a marzo «perchè - sostiene Lorenzo Cesa - nel Pdl non ci sono sponde per altre soluzioni».



Sono stati 7, secondo i tabulati delle votazioni, i franchi tiratori della maggioranza che hanno votato con le opposizioni per l'arresto di Milanese. I deputati dell'opposizione presenti erano 299 mentre il sì all'arresto è stato autorizzato da 306 deputati.



Abbracci, strette di mano e pacche sulle spalle. Così i colleghi del Pdl hanno manifestato a Milanese la soddisfazione per il "verdetto" dell'Aula su Milanese, indagato dai pm di Napoli con le accuse di associazione per delinquere, corruzione e rivelazione di segreto d'ufficio. Il deputato Pdl, all'annuncio del presidente della Camera Gianfranco Fini sull'esito del voto, è rimasto seduto, accogliendo con flemma il pronunciamento dell'Aula.



«Solo sette voti?». È la domanda che il presidente del Consiglio rivolge quasi incredulo e visibilmente irritato al ministro della Difesa, Ignazio La Russa, al momento della proclamazione dei voti che hanno negato l'arresto a Milanese. La scena è stata "catturata" da una telecamera dalle tribune.



Il governo va avanti? «E come no. Stiamo lavorando per il meglio», ha detto Berlusconi dopo il

voto. «Sono perseguitato da alcuni magistrati che hanno l'obiettivo di destabilizzare il governo», avrebbe poi aggiunto il premier, incontrando alcuni parlamentari del Pdl alla Camera. Berlusconi preoccupato, ha comunque riunito la maggioranza a palazzo Grazioli, anche perché il prossimo appuntamento è il voto sul ministro Romano. «La maggioranza tiene, ora avanti con le riforme, tocca a noi portare responsabilmente il paese fuori dalla crisi», è la parola d'ordine del premier.



Malumore nel gruppo del Pdl per l'assenza di Tremonti, in volo per Washington, dove prenderà parte alla riunione del Fondo monetario internazionale. A quanto si apprende, alcuni deputati pidiellini avrebbero giudicato "immorale" l'assenza del titolare del Tesoro. «È umanamente vergognoso che il ministro Tremonti oggi non fosse in aula. Nella vita, come in politica, bisogna essere uniti nella buona e nella cattiva sorte. Noi ci abbiamo messo la faccia in nome del garantismo e in difesa delle prerogative del

Parlamento. Non abbiamo visto la sua ed è ingiustificabile», ha detto Daniela Santanchè. Il presidente de Consiglio ai cronisti che gli domandano se gli sia dispiaciuta l'assenza di Tremonti glissa con un: «altra domanda...».



«Lo avevo detto che la Lega non avrebbe fatto cadere il governo. Abbiamo dimostrato di essere alleati leali». Così Umberto Bossi ha commentato l'esito del voto che ha negato l'autorizzazione all'arresto di Milanese. Poi, riguardo le voci di una intesa con il premier per arrivare al 2013, il capo leghista ha escluso l'ipotesi di una intesa con il presidente del Consiglio per arrivare fino a gennaio e poi cambiare l'esecutivo. «Non c'è nessuna accordo», ha risposto ai cronisti. Poi dopo il voto che ha negato l'arresto a Milanese ha aggiunto: «Vedremo giorno per giorno».



Franceschini: il padrone fischia e i leghisti scodinzolano. «Il dato politico del voto di oggi è che la Lega avrà avuto in cambio qualcosa. I guerrieri padani, quando il padrone fischia, corrono scodinzolando», ha detto Dario Franceschini, capogruppo Pd. Per quel che riguarda l'opposizione, «contando tutti ci sono sei voti in più», ha sottolineato il capogruppo del Pd alla Camera.



«Con la negazione all'arresto di Milanese c'è stata una rottura della legalità costituzionale», ha affermato il portavoce dell'Idv Leoluca Orlando.

«La maggioranza, con l'apporto determinante della Lega, ha utilizzato - sostiene - un'eversiva manipolazione del Parlamento per stravolgere il regolare funzionamento degli altri poteri e il corso della giustizia. Siamo tornati al 1992, quando si sommarono il sistema di corruzione e quello della difesa della Casta e sembrò che potesse cadere la prima Repubblica. Quei vizi di corruzione e di casta oggi sono più forti che mai e assumono il volto di Berlusconi e dei suoi complici».



«Milanese non è un perseguitato politico, e se non era parlamentare stava già in carcere», aveva detto Ettore Rosato del Pd, nella dichiarazione di voto. «Ai colleghi di maggioranza che giustificano il no all'arresto con la necessità di far sopravvivere il governo dico che i cittadini devono avere la certezza che chi siede in questo Parlamento non è superiore ma soggetto alla legge», ha rilevato Rosato.



«Votiamo convintamente per l'arresto di Milanese», aveva confermato nell'Aula della Camera Federico Palomba (Idv), che ha parlato al posto del leader Antonio Di Pietro, che si è uniformato alla decisione di tutti gli altri gruppi di far intervenire nel dibattito solo i rispettivi componenti della Giunta per le Autorizzazioni di Montecitorio. «Vogliamo denunciare un sistema di potere, di giochi interni alla coalizione che ha distrutto il Paese e hanno portato l'Italia al disastro. Votiamo l'arresto per affermare la dignità istituzionale e costituzionale di questo Parlamento».



L'Udc vota «contro la decisione della Giunta» sull'arresto di Marco Milanese, e quindi a favore della concessione della custodia cautelare in carcere e sostanzialmente mettendo da parte l'inizialmente prevista «libertà di coscienza». L'annuncio è stato dato nell'Aula della Camera da Pierlugi Mantini.



«Se Milanese deve essere condannato, ciò deve avvenire in un processo, non in Parlamento», ha detto invece nell'Aula della Camera Silvano Moffa di Popolo e territorio.



«Per la Lega sussiste 'fumus persecutionis' e votiamo contro l'autorizzazione all'arresto. Qualunque decisione prenderemo, il processo andrà avanti e una sentenza stabilità se Milanese sia o meno colpevole. Si inizi subito il processo», ha ssotenuto Davide Paolini della Lega nella dichiarazione di voto. «La carcerazione preventiva non è la soluzione del problema. Bisogna fare i processi. Alfonso Papa da due mesi marcisce in carcere e il processo non è iniziato, e per chissà quanto potrà stare in cella«, ha concluso.



«Non tocca alla magistratura far cadere un governo», ha sottolineato Maurizio Paniz (Pdl) spiegando in aula il no del partito del premier all'arresto di Milanese. «Da parte di alcuni pm c'è solo la volontà di stare sotto i riflettori e vedere il proprio nome alla ribalta. La spinta politica - ha avvertito Paniz - non si accontenterà comunque e chiederà nuove vittime sacrificali e travolgerà noi e la vita democratica del paese».



In piazza con monete di 5 centesimi è il grido "Vergogna, vergogna", il Popolo Viola è in Piazza Montecitorio davanti la Camera dei deputati in attesa del verdetto sull'arresto del deputato del Pdl Marco Milanese. Lo slogan della protesta è: "5 centesimi quanto costa la democrazia". «Stiamo raccogliendo questi spicci -spiega all'Adnkronos Gianfranco Mascia, leader del movimento- se i deputati decideranno per l'arresto li terremo per comprare delle arance, mentre se diranno no alle manette li useremo per acquistare testi della Costituzione da regalare ai nostri parlamentari, visto che sembrano averla dimenticata». Ma Mascia non esclude che finiranno per tirarle a deputati o ministri di passaggio. «Sono 5 centesimi - dice con un sorriso - sono monete che non pesano, non farà poi così male».


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