Partigiani e referendum costituzionale, il pericolo di polemiche stucchevoli

Partigiani e referendum costituzionale, il pericolo di polemiche stucchevoli
di Pietro Perone
Lunedì 23 Maggio 2016, 14:01 - Ultimo agg. 14:13
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Per Matteo Renzi le parole del ministro Boschi sui partigiani, «quelli veri» che voteranno sì alle riforme costituzionali nel referendum di ottobre, non sono state una gaffe, considerazione che parte anche dal fatto che nell'Anpi di partigiani che hanno combattuto con le proprie mani la guerra di Liberazione, per ovvi motivi generazionali, sono rimasti in pochi. Il no dell'associazione ai quesiti referendari è dunque un giudizio da tenere in considerazione, meno pensante, però, rispetto a quanto poteva essere qualche decennio fa. 

Detto questo, non è il caso di tirare in mezzo la Resistenza nella battaglia referendaria che si svilupperà nei prossimi mesi perché quella fu una lotta di popolo per liberare l'Italia dall'oppressione nazifascista, mentre la Costituzione del '47 è il frutto di una mediazione tra le diverse forze presenti nell'assemblea costituente, le "anime" politiche di un Paese diviso all'epoca, e forse ancora oggi, tra il pensiero cattolico, la tradizione socialista, la presenza del più grande partito comunista d'Europa. Quel documento è dunque un compromesso, il migliore possibile, che per settant'anni ha bilanciato, secondo alcuni mirabilmente, ruoli e funzioni dei soggetti istituzionali, equilibrando i diversi poteri dello Stato.

Per il cattolico Giorgio La Pira la Costituzione era infatti la "casa di tutti" secondo il principio cristiano; per il comunista Renzo Laconi delineava un regime «progressivo, orientato verso forme nuove» e per il socialista Pietro Nenni dava origine a una «repubblica democratica di lavoratori». Parole diverse, spesso opposte, ma pronunciate grazie a chi aveva perso la vita qualche anno prima affinché nel nostro paese si potesse tornare a discutere e a litigare.

Il punto è forse un altro: si respira nel Paese un solo soffio dello spirito costituente del '47? La nuova versione della Costituzione è il frutto di una mediazione alta come fu quella scritta all'indomani della guerra di Liberazione? Francamente non è così, tanto da correre il rischio di spendere i mesi che ci separano dal referendum in polemiche inutili, a tratti stucchevoli e che non entrano nel merito dei cambiamenti che si vorrebbero apportate per capire se il ddl Boschi renderà le nostre istituzioni migliori o se si rischia di inceppare qualche meccanismo come è già avvenuto con la modifica del Titolo V, approvata nel 2001 e prontamente ripudiata da tutti, finanche dagli autori, perché invece di riorganizzare i rapporti tra Stato e Regioni li ha resi una Babele.
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