BRUXELLES L’Italia continua a presentare squilibri eccessivi, ma con le regole del gioco del Patto di stabilità sospese (e rinviate al 1° gennaio 2024 a causa delle incertezze legate alla guerra) per ora non rischia una procedura d’infrazione. Anche se deve «tornare a una politica di bilancio prudente» e tenere sotto controllo la spesa corrente. Il giudizio della Commissione europea, diffuso questa mattina insieme alle pagelle e alle raccomandazioni per tutti i Ventisette, non lascia scampo: il nostro Paese è ancora una volta, in compagnia di Grecia e Cipro, tra gli ultimi della classe quanto a disciplina dei conti pubblici e veste la maglia nera di Stato ad alto debito, si legge nel paragrafo dedicato all’Italia del pacchetto di primavera del semestre europeo, lo strumento di coordinamento delle politiche economiche. Per questo l’esecutivo Ue è convinto che «serve un'attuazione rapida e corretta» del Recovery Plan italiano per sostenere gli investimenti e le riforme, «in linea con le tappe e gli obiettivi» concordati con la Commissione. Raccomandazioni che entrano nell’arena del dibattito politico sulle scadenze del Pnrr e sulle riforme nell’agenda del governo, con il presidente del Consiglio Mario Draghi che ancora ieri garantiva che l’Italia non è indietro sulla tabella di marcia.
Le vulnerabilità identificate dalla Commissione riguardano in particolare «l'elevato debito pubblico e la crescita a rilento della produttività, in un contesto di fragilità del mercato del lavoro e di alcune debolezze dei mercati finanziari».
Pnrr, il dettaglio
Le raccomandazioni Ue, che già alla vigilia avevano generato un nuovo clima di scontro nella maggioranza di governo, scendono nel dettaglio delle riforme del Pnrr che l’esecutivo «dovrà attuare per assicurare una politica di bilancio prudente, in particolare limitando la crescita della spesa corrente finanziata a livello nazionale». Bruxelles indica «che per ridurre ulteriormente le imposte sul lavoro e aumentare l'efficienza del sistema», l’Italia «dovrà adottare e attuare in modo appropriato la legge delega sulla riforma fiscale, in particolare rivedendo le aliquote marginali effettive, allineando i valori catastali agli attuali valori di mercato, razionalizzando e riducendo le spese fiscali, anche per l'Iva, e i sussidi dannosi per l'ambiente». La Commissione «non ha intenzione di massacrare nessuno», ha scandito il commissario all’Economia Paolo Gentiloni in sala stampa, senza riferimenti specifici ma con un chiaro riferimento alle sferzate di Matteo Salvini; «aggiornare i valori catastali non è una richiesta di reintroduzione delle tasse sulla prima casa, ma una necessità per l’Italia di cui il governo è pienamente consapevole».
L’Italia - prosegue la nota dell’esecutivo comunitario - deve espandere i suoi investimenti a sostegno della transizione verde e digitale e soprattutto per la sicurezza energetica, cioè seguendo i piani Ue per staccarsi rapidamente dalle forniture russe, usando a questo fine tanto i fondi del Recovery Plan, quanto la dimensione di RePowerEU, la strategia presentata una settimana fa da Bruxelles che consentirà al nostro Paese di aumentare il bottino di prestiti e sussidi europei necessari a far fronte all’indipendenza energetica.
Stop al Patto di stabilità per il 2023
Dalla Commissione è arrivata pure l’ufficialità dello stop al Patto di stabilità anche per tutto il 2023. A pesare e determinare il secondo rinvio consecutivo della riattivazione del Patto sono le incertezze dovute alla guerra in Ucraina, che insieme all’inflazione record trainata dai costi dell’energia ha affossato le prospettive di ripresa del blocco, come certificato appena una settimana fa dalle previsioni economiche di primavera dell’esecutivo Ue, tagliando le stime di crescita dell’Ue e dell’Eurozona nel 2022 dal 4% al 2,7%. «Si tratta della stessa clausola già attivata all’inizio della pandemia, ma adesso la situazione è molto diversa», ha spiegato il commissario all’Economia Paolo Gentiloni. «Quando attivammo la clausola di sospensione del Patto di stabilità nel 2020 avevamo di fronte una situazione drammatica e sconosciuta. Adesso, invece, abbiamo bisogno di una transizione da un supporto generalizzato a uno più mirato, fatto di prudenza fiscale». Per cui l’esecutivo continuerà a monitorare la salute dei conti pubblici e a indicare la rotta alle capitali