Roma, il corteo del No: «Siamo 50mila». Trovate spranghe

Roma, il corteo del No: «Siamo 50mila». Trovate spranghe
Domenica 27 Novembre 2016, 14:48 - Ultimo agg. 28 Novembre, 08:03
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Studenti e cassintegrati, anziani e famiglie con bambini in passeggino, movimenti per la casa e contro le grandi opere, italiani e immigrati: è il popolo variegato del no al referendum sceso oggi in piazza a Roma per un « corteo sociale» contro le riforme costituzionali del Governo. Ad accoglierlo una Capitale blindata con agenti in tenuta antisommossa e «gabbie» a protezione dei luoghi sensibili lungo il percorso.

Una iniziativa di protesta nel segno di un no duplice: quello sulla casella da barrare il 4 dicembre, ma anche - forse soprattutto - il messaggio da recapitare al presidente del Consiglio Matteo Renzi, alle sue riforme «neoliberiste, che hanno fallito» e per il quale la consultazione alle urne sarà «la spallata che lo manderà a casa: siamo 50 mila no su Roma». Oltre cento i pullman da circa sessanta città di Italia arrivati nella Capitale. Un serpentone motivato - C'è chi dice no il titolo della manifestazione - ma complessivamente pacifico, che ha anche 'arruolatò alla causa il leader della rivoluzione cubana Fidel Castro, scomparso l'altra notte e celebrato in piazza con cori, canzoni e ripetuti 'hasta siemprè.

Unico momento concitato a via Venti Settembre, quando verso la sede della Banca d'Italia è partito un lancio di uova, seguito da un coro ladri, ladri all'indirizzo del Mef e del ministro Pier Carlo Padoan, definito «tarlo dell'economia» nelle decine di volantini lanciate contro i poliziotti dalle Vittime del salva-banche, tra i fumogeni e i bengala. I controlli di sicurezza disposti dal questore Nicolò D'Angelo erano iniziati già dalle prime ore del mattino: su un bus proveniente da Padova sono stati trovati borsoni con mazze e spranghe, oltre all'occorrente per nascondere i volti. Una persona trovata con una mazzafionda è stata condotta negli uffici della polizia. Ottocento gli uomini delle forze dell'ordine impegnati per il corteo.

Da piazza della Repubblica a Piazza del Popolo dai microfoni montati sui camion si sono susseguiti interventi delle diverse anime della manifestazione: dagli universitari contro il precariato ai migranti che chiedono più diritti, fino ai movimenti No-Tav della Val di Susa e i No-Triv. Moltissimi gli studenti, con cartelli personalizzati che indicano nome, età e motivi per dire no: e assieme alle ragioni più strettamente legate al contenuto della riforma Boschi compaiono anche il Jobs act, la Buona Scuola, le grandi opere. Il messaggio politico è chiaro: «Il nostro no lo senti per le strade - lo slogan più ripetuto - il 4 dicembre il tuo governo cade»?.


 

 

La folla ha concluso il suo corteo a Piazza del Popolo, dove dal palco è intervenuto, tra gli applausi, anche il sindaco di Napoli Luigi De Magistris: «Questa è una piazza costituente e ri-costituente - ha detto - vogliamo un giorno un Governo popolare di liberazione nazionale, fondato sul lavoro e non sul denaro. Noi vogliamo mettere al centro invece, ambiente, acqua pubblica, lavoro, cultura. Dopo il 4 dicembre vogliamo una internazionale dei beni comuni contro le oligarchie: non molleremo mai». Al corteo anche Stefano Fassina (Sinistra Italiana) che ha osservato: «La revisione costituzionale la deve fare il parlamento. Questo è una colpa grave, all'Italia serve unità ma il governo Renzi ha fatto di tutto per dividerla». A chiudere la giornata un concerto, che si concluderà in tarda serata. Un messaggio, a tutto volume, all'indirizzo di Palazzo Chigi.
 

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