La tragedia del mare di Palinuro: individuati i corpi di Mauro Tancredi e Silvio Anzoladai

La tragedia del mare di Palinuro: individuati i corpi di Mauro Tancredi e Silvio Anzoladai
di Adolfo Pappalardo
Sabato 20 Agosto 2016, 08:41 - Ultimo agg. 17:26
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Sono stati individuati due dei tre corpi dei sub scomparsi ieri mattina nelle acque di Palinuro, frazione di Centola (Salerno). Si tratta, si apprende da fonti qualificate, di Mauro Tancredi e Silvio Anzola. Non ancora individuato, invece, il corpo di Mauro Cammardella, titolare del Centro diving di Palinuro. Le operazioni di recupero risultano difficili dal momento che i corpi si trovano ad una profondità di 45-50 metri.

Sono proseguite senza sosta  tutta la notte le ricerche dei tre sub - Mauro Cammardella, Silvio Anzola e Mauro Tancredi - individuati nelle acque di Palinuro, frazione di Centola (Salerno), e mai più riemersi da ieri mattina. Nell'area interessata stanno operando cinque mezzi della Capitaneria di Porto di Palinuro, diretta dal tenente di vascello Andrea Palma, ed i paleosub dei Vigili del Fuoco. Viene ribadita la remota speranza che i tre possano essere ancora vivi grazie ad una 'campana d'arià nella quale potrebbero aver trovato rifugio.

Dispersi solo per rispettare la mera burocrazia. Perché tutti sanno che quei tre sub rimasti a 50 metri di profondità, verranno recuperati solo cadaveri. La loro tomba è lì sotto da ieri pomeriggio. Nessuna speranza. «Solo una bolla d'aria può tenerli in vita. Ma sarebbe un miracolo», dice stremato dalla fatica il capo dei sommozzatori che ha coordinato le operazioni. Imprigionati in un anfratto poco dopo Capo Palinuro, miglia e miglia di rocce a strapiombo sul mare e che sono paradiso e inferno di chi ama le immersioni. Lo sanno bene in questa cittadina che di morti ne ha pianto a decine in questi anni in mare. Anche tra sommozzatori non solo esperti ma sopratutto conoscitori di questi labirinti sottomarini. Come erano i tre sub.

Mauro Cammardella, titolare del centro diving «Mauro sub», Mauro Tancredi, medico in Toscana ma nato Palinuro e Silvio Anzola, manager milanese al suo ultimo giorno di vacanza in un villaggio turistico della zona. Facevano parte di un gruppo di sette, uscito in barca alle 9 del mattino quando la zona è calma e il maestrale non sferza ancora la costa. Prima, non solo il controllo delle attrezzature, ma anche, come da prassi, la comunicazione in Capitaneria con il probabile orario di ritorno e i nomi dei componenti della spedizione. Tutto regolare fin qui. Come da anni facevano i due Mauro, da soli o con i turisti durante l'estate. Navigazione a vista in quel tratto compreso tra Capo Palinuro e Punta Jacco, sembra verso la cosiddetta Grotta della scaletta, un anfratto ricco di emissioni sulfurei. Cala Fetente la chiamano da queste parti ed è considerata il paradiso dei sub. «Si rivive il fascino dei viaggi di Enea e dell'antica Grecia», viene descritta dai dépliant dei diving locali e i turisti ieri non volevano perdersela. Difficoltà media ma non certo un tour spericolato. Anzi.

 

 

Infatti il primo gruppo di 4 s'immerge tranquillamente e altrettanto tranquillamente risale sulla barca d'appoggio. Poi tocca ai due cilentani e al turista milanese. Ma dopo un po' i tre non salgono. Dalla barca provano a reimmergersi per tentare di individuarli. Nulla. È già scattato l'allarme. In barca ma anche in Capitaneria che spedisce una motovedetta sul luogo. Ancora nulla. Mentre le acque iniziano ad intorpidirsi a furia di immersioni a cui partecipano tutti. Sub e paranze di pescatori che fanno da appoggio. Passano ore prima che venga individuata una pinna e poi, sembra, un corpo a 50 metri in profondità. Incastrato in un anfratto in quel labirinto nelle rocce. Poi nulla. Sino a sera e nonostante l'intervento del gruppo speleologi dei vigili del fuoco di Orvieto. Sulla banchina del porto, lontano da flash e taccuini, si radunano i parenti dei sub. Piangono e si abbracciano per darsi conforto. Dall'altro lato, i quattro superstiti, infreddoliti, scioccati e quasi imbarazzati di essere ancora vivi mentre i tre amici sono ancora sotto. In quel paradiso che è stato anche inferno negli ultimi anni. Quattro vittime nel 2012 nella vicina grotta degli occhi; altri quattro tra il 96 e il 98 e due esperti speleologi subacquei nel 1984. Esattamente nella stessa grotta, scenario della tragedia di ieri. Mentre a chi rimane sopra, sul molo, non resta che fare ipotesi. Un problema all'attrezzatura del sub milanese e i due cilentani che hanno tentato di salvarlo. O, ancora, che sempre il sub milanese abbia voluto spingersi oltre e sia rimasto incastrato e che i due abbiano cercato di aiutarlo. Scartata, invece, l'ipotesi secondo cui uno dei tre sia andato nel panico e abbia bloccato l'uscita dall'anfratto degli altri due.
 
 

Accadde così quattro anni fa, in quella maledetta estate di sangue qui a Palinuro, ma stavolta parliamo di tre considerati esperti e scafati nelle immersioni. Solo ipotesi. «Per capire o sapere qualcosa - ragiona un ufficiale della Guardia costiera - bisogna solo recuperarli. Loro e le attrezzature. Altrimenti sono solo congetture». Mentre il sindaco Carmelo Stanziola al tramonto rilancia l'ipotesi di una bolla d'aria che possa aver messo in salvo almeno uno dei sub: «All'interno della grotta c'è una bolla d'aria nella quale potrebbero essersi rifugiati i tre sub, quindi potrebbero essere ancora vivi». Una parziale conferma di questa ipotesi giunge dal capo squadra esperto dei sommozzatori dei vigili del fuoco, Gerardo Biraglia il quale fa sapere che nella grotta vi sono sub-speleologi dei vigili che stanno tentando di raggiungere la bolla d'aria. «Una bolla - aggiunge - difficilmente respirabile». Serve a non far spegnere le speranze ai suoi concittadini e, soprattutto, a non far sospendere le ricerche per l'arrivo della notte quando quelle acque possono diventare pericolose anche per i soccorritori.

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