Ruggi, ecco l’atto aziendale: stop ginecologia e tagli ai dipartimenti

L'azienda ospedaliera universitaria Ruggi d'Aragona
L'azienda ospedaliera universitaria Ruggi d'Aragona
di Sabino Russo
- Ultimo agg. 6 Marzo, 06:10
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L’atto aziendale del Ruggi è sostanzialmente pronto. Sarà illustrato domani alle forze sociali, prima della presentazione in Regione, in programma martedì. Tra le prime novità che emergerebbero, oltre alla creazione di un’altra struttura di cardiochirurgia, c’è la riduzione dei dipartimenti, che passano da 12 a 10, con un sostanziale equilibrio alla guida degli stessi tra i docenti universitari di seconda fascia e i camici bianchi ospedalieri.

Restano invariati, invece, gli accorpamenti messi in campo da Viggiani a dicembre. Nulla da fare per i punti nascita del Fucito e di Cava de’ Tirreni. A pesare sulla scelta della triade commissariale il numero delle nascite, inferiore alle 500 previste dalla normativa, e gli effetti della legge 161 sul giusto orario.
Per quanto riguarda l’Università, invece, dovrebbe restare regolarmente presso il presidio di via San Leonardo gran parte del blocco delle attività. Al Fucito di Mercato San Severino, stando alle voci di corridoio, dovrebbero essere trasferite alcune attività, tra cui l’odontoiatria, la medicina legale, oltre al mantenimento del pronto soccorso e dell’angiologia, che era sparita nel vecchio atto.

La paventata ipotesi di una complessiva delocalizzazione della facoltà di Medicina, diffusasi dopo l’incontro all’Università organizzato dalla Cisl, durante il quale si era fatto riferimento a un incontro a porte chiuse tra il rettore, il commissario dell’Asl e la stessa sigla sindacale, dal quale era emersa la volontà di trasferire le attività universitarie nella Valle dell’Irno, era finita al centro di una accesa polemica con l’Ordine dei medici, contrario a questa eventualità.

I camici bianchi salernitani, nell’occasione, si erano detti favorevoli alla delocalizzazione di qualche settore, ma non al completo trasferimento, che avrebbe arrecato, a loro dire, un gravissimo danno soprattutto agli studenti, oltre ad allontanare la prospettiva di un definitivo rilancio, con un adeguamento delle risorse. Alla riduzione dei dipartimenti, che passano da 12 a 10, si provvederà anche alla conseguente ridistribuzione delle strutture complesse (primari) e di quelle semplici, che dovrebbe chiudersi con un sostanziale equilibrio con l’Università. 
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