Un'eruzione vulcanica può essere prevista con un anticipo fino a tre mesi monitorando l'aumento delle emissioni di CO2. È questo quanto emerge da uno studio pubblicato su Science Advances alla quale ha partecipato l'Università di Pisa all'interno di un consorzio tutto italiano che comprende le università di Palermo, Firenze e Torino e l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (sezioni di Napoli e Bologna). In particolare, lo studio ha analizzato la composizione e i flussi dei gas vulcanici a Stromboli grazie ad un sistema di monitoraggio finanziato dal Dipartimento della Protezione Civile Nazionale.
I risultati hanno dimostrano come il gas vulcanico, in particolare l'aumento della CO2, giochi un ruolo chiave nelle dinamiche esplosive, e che i periodi preparatori delle esplosioni sono caratterizzati da emissioni anomale di CO2, rilasciate dal magma ancora immagazzinato in profondità. «Le eruzioni vulcaniche sono fenomeni improvvisi, la cui dinamica è così rapida da sfuggire spesso al controllo preventivo pur rappresentando, come nel caso di Stromboli o Etna, un serio pericolo, sia per la presenza di aree abitate circostanti che per i turisti - spiega Marco Pistolesi, dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa - l'utilizzo dei gas vulcanici, che abbiamo proposto in questo studio, apre così nuovi scenari per la loro possibile identificazione e previsione».