Tommaso Primo: «Canto per non dimenticare l'eroe di Carditello»

Tommaso Primo: «Canto per non dimenticare l'eroe di Carditello»
di ​​Francesca Cicatelli
Domenica 21 Febbraio 2016, 00:18
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La rinascita della Versailles agreste dei Borbone, la Reggia di Carditello in provincia di Caserta, passa dalle note di un giovane cantautore partenopeo, Tommaso Primo. Mosso da vicende personali e da una militanza attiva nella Terra dei Fuochi, richiama l'attenzione delle istituzioni sulla vicenda di Tommaso Cestrone, "l''eroe  di Carditello", custode a sue spese di uno dei patrimoni del Sud che ha difeso da vandali e dallo spettro della camorra. A raccontarlo ci pensano i versi di  "Bumba meu boi" con cui Primo, classe '90, in una mistura di analogie tra leggende brasiliane e realtà campane, ripercorre i simbolismi e il dramma della Terra dei Fuochi. "Alla camorra dico di restituire i camini depredati - denuncia - e allo Stato di non abbassare la guardia. Nel mio brano ho raccontato la Campania attraverso analogie con una leggenda brasiliana che ha al centro una lingua di bue, presenza "bestiale" della Terra dei Fuochi".

Dopo il primo singolo, “Canzone a Carmela” (2011), prodotto da Luciano Liguori, voce e basso de “Il Giardino dei semplici”, che lo ha portato in uno street tour in giro per l'Italia ed il successo nel 2013, con il brano “Gioia”, in coppia con il cantautore e poeta senegalese Ismael, Tommaso Primo viene consacrato dal web con migliaia di visualizzazioni, riuscendo a conquistare la proiezione quotidiana negli schermi delle stazioni ferroviarie partenopee. Nello stesso anno pubblica il suo primo ep, Posillipo Interno 3, prodotto da Oscar Montalbano. A fine novembre 2015 esce il suo primo album “Fate, Sirene e Samurai”, prodotto dalle etichette Full Heads e Arealive, con la collaborazione di Trail Music Lab e distribuito da iCompany. Nel nuovo album d'esordio tra mito e modernità racconta dieci storie moderne, intense e delicate, che rimandano al mito, alla fiaba e alla canzone classica napoletana.

L'uscita del disco è stata accompagnata dalla pubblicazione del videoclip del primo singolo, "Prayer for Kumbaya", realizzato da Ubia, giovane casa di produzione casertana. Un album in cui la world music incontra il pop con contaminazioni tra diverse culture. Si parte dalle “fate” che richiamano il tropicalismo del Brasile, nei testi come nella musicalità. Immancabili le “Sirene” di tradizione napoletana. L’album è infatti interamente cantato in dialetto, che ne impreziosisce la narrazione, e partenopei sono i featuring con Dario Sansone, frontman dei Foja, Fede’n’Marlen e il pianista e compositore Danise, oltre al legame con il sound popolare che è presente nei temi trattati, nel linguaggio e nelle ambientazioni di alcuni brani. Infine l’esotismo dei “samurai”, un omaggio al Giappone come simbolo dell’unione tra tradizione e modernità. Il cinema felliniano, i testi di Caetano Veloso e la genialità di Disney ispirano un disco che vuole cantare l’amore, ma anche l’immigrazione, la guerra e i valori dettati dalla natura, attraverso metafore e suggestioni, che scorrono nel perfetto accordo tra parole e musiche, arrangiate dal produttore artistico Enzo Foniciello, in arte Phonix. Registrato presso il Trail Music Lab e missato da Daniele Chessa, l’album è stato poi masterizzato da Giovanni Versari presso La Maestà studio (Muse, Vinicio Capossela). L’artwork è a cura di Francesco Filippini.
Di seguito il testo della canzone.

Bumba meu boi

L’arco cu ‘a paglia, ‘o scudo cu ‘a noce
“siente che bella voce”
anema santa core senza catene.
Chiagne sulagno, ‘ngopp’’a ‘na foce
popolo miso ‘ncroce
se dice ca sotto ‘a terra ce sta ‘o ‘vveleno.
 
Forze ‘e treciente criature
vuttate ‘nterra stu muro
comme a tremila surdate
nippol’ ‘e pover’ ‘e casa
flotte de’ cieli stellati
brillano ancora pe ‘ te …
 
L’elmo c’’o fieno, ‘na lisca ‘e tunno
pe’ fa battaglia ‘o munno
sanghe vullente, scorre pe’ dint’’e ‘vvene
Ciente ca vonno
quanti nun ponno
resta tutto ‘nu suonno
dondola ‘a vita, fra l'anielle e n'altalena.
 
Urlano ‘e bestie marine
draghi e serpenti da’ Cina
stormi d’aucielli ‘ncantati
volano ‘ngopp’’a ‘lli prati
portano via sta vernata
cantano ancora pe' te
 
 
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