Agricoltura, riforma ok: «L'Italia determinante»

Sulle risorse della Pac si gioca la partita fondamentale dell'agricoltura con un tesoretto comunitario pari a 384 miliardi nei sette anni di programmazione

Agricoltura, riforma ok
Agricoltura, riforma ok
di Anna Maria Capparelli
Martedì 14 Maggio 2024, 12:30 - Ultimo agg. 19:22
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La Politica agricola comune (Pac) riveduta e corretta entrerà in vigore alla fine di maggio, dopo il recepimento formale ieri da parte del Consiglio europeo. Ultimi passaggi burocratici che precedono la pubblicazione a stretto giro delle novità normative nella Gazzetta Ufficiale europea. Un risultato importante che rappresenta anche un successo per l'Italia che si è battuta molto per la revisione di norme che rischiavano di mettere all'angolo un settore che è schizzato al centro dell'agenda politica nazionale e comunitaria. Sulle risorse della Pac si gioca la partita fondamentale dell'agricoltura con un tesoretto comunitario pari a 384 miliardi nei sette anni di programmazione (che si concludono il 2027) e che per l'Italia si traduce in oltre 6 miliardi all'anno tra aiuti diretti e dello Sviluppo rurale, il cosiddetto secondo pilastro. Ed è in quest'ultimo capitolo che le regioni del Mezzogiorno fanno la parte del leone, con misure finalizzate a rafforzare le filiere, a favorire gli investimenti e a sostenere l'imprenditoria giovanile. Gli aiuti diretti invece si concentrano soprattutto nel settore dei cereali premiando così l'area della Pianura Padana, anche se sostegni consistenti arrivano al granaio meridionale. Ma ci sono anche altre poste, come le Organizzazioni comuni di mercato che riservano budget significativi a produzioni come la vite o l'ortofrutta in cui le regioni del Sud spuntano finanziamenti maggiori che al Nord.

Il pacchetto

Il pacchetto di interventi appena varato da Bruxelles non riguarda comunque le risorse finanziarie che saranno un capitolo cruciale della prossima riforma che inizierà con la nuova Commissione per entrare in vigore dopo il 2027. Ma la rivisitazione è altrettanto importante perché mette mano a un campo minato come quello della semplificazione alleggerendo i vincoli ambientali che rischiavano di stritolare le aziende nel nome di un green declinato contro gli agricoltori. Agli Stati membri è concessa infatti una maggiore flessibilità che consentirà di modificare i propri piani strategici. In questo modo si potranno cambiare alcune regole colturali impossibili da applicare in alcune regioni. Operazioni tecniche come la rotazione o la diversificazione che però in alcuni casi rappresentano vincoli asfissianti per i produttori. Per i piccoli agricoltori, sotto i dieci ettari (è proprio nelle regioni meridionali e in particolare nelle aree marginali che operano le imprese di minore dimensione, fondamentale presidio dei territori) non ci saranno più controlli sui requisiti ambientali richiesti per ottenere gli aiuti. Nell'Unione europea dovrebbe coinvolgere il 65% dei beneficiari della Pac. Secondo i calcoli della Coldiretti la revisione salva dalla burocrazia mezzo milione di piccoli agricoltori. 

Cade inoltre l'obbligo della messa a riposo de 4% dei terreni agricoli nell'Unione europea che anche per l'Italia significa una liberatoria per molte superfici coltivabili. Un altro intervento determinante è la proroga del quadro temporaneo degli aiuti di Stato semplificato, adottato per la guerra in Ucraina, che ha spianato la strada in Italia alla moratoria, prevista dal recente decreto legge Agricoltura, sui debiti contratti dalle aziende che in questi ultimi due anni hanno dovuto fronteggiare costi stellari per l'impennata dei prezzi delle materie prime e le difficoltà dei movimenti commerciali soprattutto per il blocco del Canale di Suez a seguito del conflitto in Medio Oriente. Sono 145mila, secondo la Coldiretti, le aziende agricole e della pesca che hanno subito perdite del giro di affari di oltre il 20 per cento.

E infine c'è un impegno per la nuova Commissione a stringere ulteriormente le maglie sulle pratiche commerciali sleali prevedendo un Osservatorio che dovrà definire meglio la formazione dei prezzi lungo la filiera ed evitare che alla produzione agricola restino solo le briciole. Si tratta dei temi che da sempre rappresentano una spina nel fianco del settore, ma che in questi ultimi mesi hanno scatenato la protesta dei trattori che dalla Francia alla Germania, dall'Italia alla Grecia hanno infiammato le piazze di Bruxelles. E, complice anche le elezioni, la Commissione ha accolto, almeno in parte, le richieste. E ieri a Roma la presidente Ursula von del Leyen (nella veste di candidata) è venuta a rivendicare la svolta all'incontro con i vertici della Coldiretti.

La burocrazia

«Diminuisce la burocrazia, aumenta la flessibilità e l'agricoltura torna al centro dell'agenda europea. È un importante risultato, ottenuto anche grazie alla ferma posizione dell'Italia»: così il ministro dell'Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida ha commentato il via libera definitivo alla miniriforma. Il ministro ha anche sottolineato come il risultato raggiunto sia «una vittoria del Governo Meloni. L'Italia in Europa ha adottato una posizione decisa, presentando un documento a febbraio che esortava la Commissione Ue a riconsiderare politiche ideologiche, mascherate da presunto ambientalismo, dannose per il nostro settore primario». E la promessa è che è solo l'inizio perché l'obiettivo finale è ottenere il «giusto riconoscimento del lavoro e del reddito». Insomma, i tempi sembrano maturi per una inversione di tendenza. D'altra parte l'agroalimentare si è distinto in questi difficilissimi anni segnati da pandemia e guerre come una delle poche certezze dei Paesi. Per l'Italia si tratta della prima attività produttiva, certificata dagli ultimi dati del report “La road map del futuro per il beverage&food” di The European House-Ambrosetti che con 600 miliardi di fatturato l'ha posta all'apice delle industrie nazionali, prima dell'automotive e della metallurgia.

Un lavoro rilevante, in squadra con il ministero, l'hanno svolto gli europarlamentari, che spiega Paolo De Castro - hanno raccolto il grido di dolore che arrivava dalle campagne di tutta Europa.

Un altro elemento di orgoglio del cambio di passo è il testo unico che riscrive la materia delle indicazioni geografiche, che entra in vigore oggi e che - sottolinea De Castro che è stato relatore del provvedimento al Parlamento europeo punta a far crescere un sistema produttivo basilare e importante anche per il Mezzogiorno. Bene anche per l'europarlamentare l'impegno contenuto nella revisione per le pratiche sleali commerciali, un'altra questione su cui ha lavorato molto per una più equa redistribuzione del valore lungo la filiera agroalimentare. Alla fine dunque tra proteste e diplomazia la Pac è stata aggiustata tenendo conto delle crescenti tensioni geopolitiche, ma anche dei fenomeni estremi provocati dai cambiamenti climatici che solo in Italia (numeri Coldiretti) sono costati all'agricoltura più di sei miliardi negli ultimi due anni. 

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