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L'effetto botti di Capodanno si fa sentire sulle polveri sottili anche in città. L'allarme lanciato dall'Arpac ha trovato conferma nei dati raccolti dalle tre centraline di monitoraggio installate in città. Per due di esse, quella collocata a Santa Colomba e la postazione di via Mustilli nei pressi del centro urbano, i valori sono schizzati in alto in corrispondenza con il celebrato cambio di calendario. Concentrazioni che hanno ampiamente valicato il limite massimo dei 50 microgrammi di Pm10 per metro cubo d'aria, spingendosi in alcune fasi persino oltre i 100 microgrammi. «Capodanno è nell'aria» aveva efficacemente sintetizzato l'Agenzia regionale per l'ambiente nel presentare il dossier sull'andamento degli inquinanti nella serata del 31 dicembre degli scorsi anni. Un trend confermatosi anche quest'anno, malgrado le limitazioni imposte a vari livelli. Del resto, vigeva il divieto di esplodere botti e accendere giochi pirici al fine di limitare ogni possibile forma di assembramento, ma la vendita era stata comunque ammessa stante la mancanza di disposizioni normative nazionali che consentissero di interdire il commercio del tradizionale settore che conta anche in città numerosi addetti. L'oggettiva impossibilità di eseguire controlli in merito alla concreta attuazione delle disposizioni ha fatto sì che tutto venisse lasciato, come spesso accade, al senso di legalità e responsabilità, anche ecologica, dei singoli. E il risultato non è stato esattamente «green».
Alla mezzanotte di venerdì la centralina di via Mustilli attestata la presenza di ben 95,2 microgrammi di Pm10.
Fenomeno contingente che finirà per accrescere il numero totale delle giornate oltre i limiti di legge. La pubblicazione dei bollettini ufficiali alla riapertura degli uffici Arpac in programma domani rivelerà se l'escalation serale del 31 dicembre sarà stato sufficiente al raggiungimento del superamento numero 24 del 2021. L'ultimo per una stagione meno gravata sul piano dell'inquinamento per Benevento. Non è stato infatti esaurito il bonus dei 35 annui sforamenti concesso dalla normativa nazionale, già molto generosa nel mantenere a 50 microgrammi il limite soglia contro i 20 microgrammi indicati dall'Oms. Nel 2020 era andata peggio con 41 giornate oltre il tetto. Ma il miglioramento nel 2021 è ascrivibile essenzialmente a fattori climatici congiunturali, come spiegato al Mattino dal dirigente responsabile del Monitoraggio qualità dell'aria dell'Arpac Giuseppe Onorati. Le condizioni di bassa pressione con precipitazioni frequenti e correnti ventose hanno «pulito» l'aria per lunghi tratti dell'anno. Una tregua durata ben sei mesi tra giugno e dicembre, quando gli sforamenti sono tornati a fare capolino. Il 2022 dovrà dunque essere l'anno della concretizzazione dei numerosi progetti d'intervento a contrasto della problematica, a partire dall'avvio dei controlli sugli impianti termici che il sindaco Mastella ha recentemente ribadito di voler far partire d'intesa con l'agenzia provinciale Asea.
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