Primario indagato: impiantava protesi all'anca non necessarie

Primario indagato: impiantava protesi all'anca non necessarie
Gli interventi chirurgici per le protesi all'anca eseguite presso l'ospedale «Fatebenefratelli» sono finite nel mirino della Procura e della Guardia di...

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Gli interventi chirurgici per le protesi all'anca eseguite presso l'ospedale «Fatebenefratelli» sono finite nel mirino della Procura e della Guardia di Finanza. L'accusa ipotizza che venissero effettuate anche in casi in cui non c'era la necessità. E pertanto scattato un blitz con una serie di perquisizioni e tre indagati. Si tratta del primario di Ortopedia del «Fatebenefratelli», Antonio Piscopo, e di due soci di un'azienda, uno di Benevento, l'altro di Napoli che curano la rappresentanza di una ditta che produce, appunto, protesi per l'anca.

 
Il magistrato che coordina gli accertamenti e ha disposto le perquisizioni è il sostituto procuratore della Repubblica Assunta Tillo la quale, nei decreti di perquisizione, ha ipotizzato per gli indagati i reati di corruzione, truffa e riciclaggio. Le perquisizioni sono avvenute sia negli uffici del «Fatebenefratelli» in viale Principe di Napoli, negli studi privati e nelle abitazioni degli indagati. I finanzieri hanno sequestrato documenti per ricostruire l'attività portata avanti negli ultimi tempi nel reparto di ortopedia, in particolare gli interventi di protesi all'anca. Pertanto, sono finite nei controlli anche gran parte delle cartelle cliniche riguardanti coloro che hanno subito questo specifico intervento chirurgico. Le perquisizioni sono state quindi estese anche presso le abitazioni degli indagati e negli uffici della ditta che produce e commercializza queste protesi. Anche in questi casi, l'attenzione si è focalizzata su computer e registri.

Alla base delle indagini da parte degli inquirenti, la possibilità che, in alcuni casi, siano stati eseguiti degli interventi di inserimento di protesi anche laddove non fosse strettamente necessario. Va ricostruito, pertanto, tutto l'iter che porta la struttura sanitaria ad utilizzare queste protesi e il ruolo avuto dai tre indagati. Infatti, per lo più, questi acquisti vengono effettuati dalla struttura sanitaria e, in alcuni casi, i materiali vengono utilizzati anche da strutture diverse, tenuto conto che la rete gestita dal «Fatebenefratelli» ha più ospedali ubicati in località diverse. L'indagine ha visto anche approdare presso gli uffici della Procura beneventana informative delle Fiamme Gialle provenienti da altre località della Regione. Qui i finanzieri hanno dato corso ad altri accertamenti sui produttori e venditori di queste protesi sequestrando, anche in questi casi, dei documenti.

Ci sono diversi motivi per cui il medico può disporre un intervento chirurgico di protesi all'anca. Le forme più comuni sono quelle relative ad artrosi primitiva, quella post traumatica, secondaria, l'artrite reumatoide, l'osteonecrosi asettica e fratture del collo femorale. Gli impianti sono scelti in base alle caratteristiche del paziente e sono realizzati in titanio. L'intervento diviene indispensabile solo nel caso che una di queste patologie si manifesti con notevoli dolori, rigidità che limita, nel paziente, le attività quotidiane come il semplice camminare. I tre indagati sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati Francesco Cesario, Vincenzo Regardi e Aldo Settembrini. Il reparto di ortopedia dei «Fatebenefratelli», di cui è primario Piscopo da diversi anni, dopo un'esperienza al Policlinico e all'Università - per questo tipo d'intervento - ha visto affluire pazienti non solo locali, ma anche residenti in altre località della Campania e regioni limitrofe.


«Sono in corso accertamenti da parte della magistratura e attendiamo il loro svilupparsi - ha precisato la direttrice sanitaria dell'ospedale Fatebenefratelli Adriana Sorrentino - pertanto, in questa fase, non intendiamo fare dichiarazioni o commenti». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino